VISIONI

Canzoni perdute e ritrovate, nel bosco d’autore di Alessandro Fiori

POP
LUCA PAKAROVITALIA

Il cantautore certe volte riesce a prenderci per mano e a guidarci in un luogo dello spirito affamato di vita, della nostra, permettendoci di ripercorrere il passato con i piedi nel presente, grazie a quella grata malinconia suscitata da testi e musiche. Mi sono perso nel bosco, title-track con cui si apre il quinto album solista di Alessandro Fiori (42 Records), produce questa sfuggente sensazione di guardare sul palmo di una mano il sogno di un passato bambino, una sensazione lievemente crudele, sempre in agguato, il piano che entra prima della voce calda, un po’ Battiato un po’ Tenco, per poi crescere con una tensione di chitarre sferraglianti e infine risolversi. Il primo pezzo è un racconto con cui raggiungiamo subito la casa dove Alessandro costruisce il disco, il secondo brano Io e te, con la voce di Brunori Sas, mette i punti sui temi che si troveranno nel disco, le piccole questioni di ogni giorno, gli amori, i desideri e le contraddizioni. Che detta così, considerando che si tratta di 12 tracce, potrebbe sembrare un album mortalmente noioso, ma le canzoni di Fiori sono eleganti naturalmente.
L’ALTRA ANIMA di Fiori sono i Mariposa, un gruppo impregnato di contaminazioni come jazz, rock, rumorismo e molto altro, fusioni presenti anche qui, più delicate certo, come in Buonanotte amore che si spegne con una morbida coda psichedelica. Il carattere complessivo dell’album resta pop, per esempio in Fermo accanto a te riconosciamo la voce di Levante, ma in tutto il disco, sono disseminate tracce importanti di Colapesce, Marco Parente, Massimo Martellotta, Dente, Iosonouncane ed Enrico Gabrielli, così come dei produttori Giovanni Ferrario e Alessandro «Asso» Stefana, nomi che a loro volta coinvolgono i più svariati strumenti. Sempre giocando fra le relazioni e i gesti comuni della vita e il potere che l’autore ha di manipolarli e di farli procedere in un territorio limale che sottende tutto il disco, un po’ realtà un po’ sogno, ci sono pezzi come Stella cadente o Per il tuo compleanno in cui l’autore sembra avvisarci che perdersi nel bosco è necessario, se vogliamo risvegliarci anche dalle assuefazioni più oscene, come in Pigi pigi dove ci sono le morti in mare. La chiusura propende a una circolarità del disco, il brano Troppo silenzio si dispiega su una filastrocca in sardo a scacciare gli incubi del bambino nel primo pezzo, che a questo punto possiamo chiamare Alessandro, perché il lato autobiografico pare centrale in queste canzoni. E ben venga quando gli occhi hanno questa sensibilità.

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