ECONOMIA

L’effetto lockdown è finito, nuova impennata delle emissioni di gas serra

RAPPORTO ISPRA, L’ITALIA LONTANA DAGLI OBIETTIVI DELL’ACCORDO DI PARIGI. L’IMPORTANZA DELLE RINNOVABILI
LUCA MARTINELLIITALIA

L'effetto del lockdown a seguito dell'emergenza Covid-19 è finito e nel 2021 le emissioni di gas serra in Italia tornano a crescere. Secondo le prime stime preliminari presentate ieri dell'Ispra, nel 2021 sono salite del 6,8%, a fronte di una crescita del Pil del 6,5%. L'anno precedente, il 2020, c'era stato invece un calo dell'8,9% rispetto al 2019, ma oggi si può dire che questo in larga parte era dovuto alle restrizioni per la pandemia (che ha bloccato per mesi milioni di italiani nelle loro case, riducendo la domanda di beni e servizi) e in via secondaria all'aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico), all'incremento dell'efficienza energetica nei settori industriali e alla riduzione dell'uso del carbone.
I dati sono contenuti nel rapporto «Inventario Nazionale delle Emissioni di gas serra» edizione 2022. L'andamento stimato per il 2021 è dovuto a un incremento dei settori industria (+ 9,1%) e trasporti (+ 15,7%). C'è molto da fare, anche se arrivano alcuni segnali positivi dal ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile: secondo il monitoraggio, tra ottobre 2021 e marzo 2022, a fronte di un aumento di 142 unità del numero complessivo di autobus assicurati destinati al trasporto pubblico locale circolanti in Italia (da 44.103 a 44.245), è cresciuto di 221 unità il numero di mezzi elettrici (passati da 436 a 535 unità) e ibridi (da 480 a 602 unità). Segnali positivi. Non ne arrivano, invece, dal comparto produzione di energia, dove nonostante la riduzione nell’uso del carbone (-35,2%) si stima nel 2021 un aumento del 2,2% delle emissioni «a causa degli incrementi per tutti gli altri vettori energetici», che è un altro modo per dire - come ci sta insegnando il conflitto tra Ucraina e Russia - che nelle centrali termoelettriche italiane si brucia ancora troppo gas metano per produrre energia elettrica.
L'incremento delle emissioni, si legge in una nota, «non altera il trend di riduzione delle emissioni e di miglioramento dell'efficienza energetica registrato negli ultimi anni»: tra il 1990 (anno di riferimento per il Protocollo di Kyoto) e il 2020 il calo delle emissioni nel nostro Paese è stato pari al 27%, da 520 a 381 milioni di tonnellate di CO2.
Resta un dato eloquente, un monito ad agire: responsabili di circa la metà delle emissioni sono i settori della produzione di energia e dei trasporti; questi ultimi mostrano, complessivamente, una diminuzione del 16,4% rispetto al 1990 (quindi, dieci punti percentuali in meno rispetto alla media). Nel 2020 la quota di energia rinnovabile è pari al 20,4% rispetto al consumo finale lordo: pur rappresentando un valore superiore all'obiettivo del 17% e un dato più che triplicato rispetto al 2004, quando rappresentava il 6,3% del consumo finale lordo di energia, non è sufficiente a centrare gli obiettivi dell'Accordo di Parigi, per il contenimento dell'aumento delle temperature medie globali entro 1,5 gradi centigrafi. Un ulteriore problema che l'«Inventario» evidenzia è quello relativo alle nostre case. In assenza di interventi stringenti, lì stanno crescendo le emissioni di gas climalteranti. Il presidente dell'Istat, Gian Carlo Blangiardo, ieri in un'audizione alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sul nuovo Documento di Economia e Finanza, ha ad esempio evidenziato un aspetto direttamente collegato all'aumento delle temperature medie: «Nel 2021, quasi una famiglia su due (48,8%) ha un sistema di condizionamento, con un forte incremento rispetto al 2013 (29,4%)». Blangiardo ha anche aggiunto che «il metano, utilizzato dal 66,1% delle famiglie, si conferma la fonte di alimentazione più utilizzata per il sistema di riscaldamento prevalente dell'abitazione», anche se è in calo rispetto al 2013, quando era il 70,9%. E se l'alternativa per molti è il legno, questo non rappresenta necessariamente un investimento in linea con i target di riduzione delle emissioni, visto che il rapporto Ispra evidenzia un aumento di quelle legate alla combustione di legno per il riscaldamento delle abitazioni (che riguardano anche idrocarburi policiclici aromatici e particolato PM10). Si devono ridurre i consumi delle nostre abitazioni.

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