EUROPA

La Corsica per lo più si astiene, il resto lo prende Le Pen

BOICOTTAGGIO INDIPENDENTISTA
MARCO SANTOPADREFRANCIA/corsica

L’appello al boicottaggio delle presidenziali lanciato dagli indipendentisti corsi ha funzionato solo in parte. Nell’isola la partecipazione è scesa dal 68% del 2017 al 62,7% di domenica, segnando comunque un meno 11% rispetto al dato statale. D’altronde, l’elettorato nazionalista radicale raramente si appassiona alla competizione per l’Eliseo e la platea sulla quale l’appello astensionista poteva far presa era ristretta.
«Non spetta a noi scegliere il nostro prossimo interlocutore. Invitiamo i nostri attivisti a non partecipare attivamente» aveva spiegato il nazionalista Petru Antò Tomasi alla vigilia del voto. Corsica Libera e Core in fronte avevano giustificato la mossa come strumento di denuncia delle responsabilità di Parigi nella morte del detenuto indipendentista Yvan Colonna, aggredito il 2 marzo dal jihadista Elong Abé nel penitenziario di Marsiglia, senza che il personale intervenisse per bloccare il pestaggio. Da parte sua la famiglia di Colonna ha avviato un’azione legale presso il Tribunale Amministrativo di Marsiglia, denunciando l’amministrazione penitenziaria di essere «giuridicamente responsabile del decesso». La direzione del carcere, ha scritto Le Monde in un’inchiesta, ben conosceva il profilo instabile e aggressivo del detenuto camerunense.
Nell’isola, come da tradizione, in testa si è piazzata la candidata della destra nazionalista francese, da sempre ferocemente contraria ad ogni forma di autonomia, mentre il leader di France Insoumise e l’ecologista Jadot si sono detti favorevoli. Marine Le Pen ha ottenuto il 28,6% dei suffragi mentre Macron si è fermato al 18,1% e Mélenchon al 13,4, ripetendo le stesse percentuali del 2017.
La giornata elettorale si è svolta in maniera abbastanza tranquilla, anche se davanti ad alcuni seggi sono stati esposti striscioni o affissi manifesti con lo slogan «Statu francese assassinu» che ha contraddistinto le affollate manifestazioni delle settimane scorse. Le proteste sono continuate anche a ridosso del voto; la più consistente il 3 aprile, quando 8 mila persone hanno sfilato ad Ajaccio e intensi scontri hanno opposto le forze dell’ordine e 200 incappucciati di fronte alla Prefettura.
Il governo francese ha preso la palla al balzo per rinviare l’incontro previsto l’8 aprile tra il ministro degli Interni Darmanin e il presidente del Consiglio esecutivo corso Simeoni, con cui avrebbe dovuto iniziare a discutere dell’avvio dell’iter per la concessione dell’autonomia. Per molti nazionalisti è la riprova che la promessa di un’apertura di Macron alle loro richieste mirava solo a lasciar sfumare la rabbia suscitata dall’omicidio di Colonna per riprendere il controllo dell’isola.

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