INTERNAZIONALE

Kadyrov: dopo l’attacco a est «torneremo a prendere Kiev»

LA LINEA DEL FRONTE
SABATO ANGIERIucraina/russia

Il 47esimo giorno di guerra in Ucraina è stato segnato dall’apprensione per l’imminente offensiva russa nell’est. Questa volta l’impressione è che da Mosca abbiano volutamente lasciato trapelare molte più informazioni rispetto alle scorse settimane, il che non può essere casuale, soprattutto se si considera che il Cremlino è sempre molto attento su tutto ciò che riguarda i suoi piani di guerra.
Iniziamo dal leader ceceno Kadyrov che, in un video diffuso su internet, si è fatto riprendere davanti a un tavolo pieno di mappe dell’Ucraina mentre affermava che «ci sarà un’offensiva su Kiev, l’obiettivo è stabilito da Putin». Il discorso del temuto comandante delle truppe cecene non ha risparmiato particolari: «ci sarà un attacco su tutte le città del Donbass controllate dall’esercito ucraino, dopo di che il nostro esercito punterà di nuovo verso Kiev e le altre città dell’Ucraina». Se spettasse a lui stabilire la linea, ha aggiunto Kadyrov, prima si occuperebbe di «ripulire» le zone di Donetsk e Lugansk e poi si occuperebbe dei «mercenari ucraini» che non intendono deporre le armi, anche con «attacchi nucleari mirati».
A PRESCINDERE dalla minaccia atomica, sia la Bild tedesca che il New York Times sembrano confermare la strategia palesata da Kadyrov. La testata berlinese, attraverso un articolo del giornalista Julian Röpcke che cita un funzionario tedesco, ha fatto sapere che si prevede un’offensiva russa per accerchiare fino a 50.000 truppe ucraine in Ucraina orientale. Più specifico il giornale americano secondo cui la Russia probabilmente condurrà un’offensiva tra Izium e Dnipro. Gli analisti statunitensi citati dal NYT prevedono che le truppe di Mosca condurranno una grande offensiva dalla zona di Izium verso la città di Dnipro, un obiettivo strategico fondamentale per un’eventuale avanzata nell’entroterra ucraino data la sua posizione geografica. Dnipro, infatti, è la porta sul fiume Dniepr ed è situata più o meno al crocevia tra Kiev, Kherson, Kharkiv e il Donbass. Tale ipotesi si basa sulle immagini satellitari del satellite Maxar che mostravano centinaia di veicoli militari in movimento verso la città di Izium, situata a circa 230 km a est di Dnipro, e le dichiarazioni di anonimi funzionari di Washington secondo i quali le forze russe hanno bisogno di Izium per tenere le loro linee di avanzamento verso ovest.
ANCHE PER IL PORTAVOCE del ministero della difesa ucraino, Oleksandr Motuzianyk, la Russia ha quasi completato i suoi preparativi per un nuovo attacco in Ucraina orientale e l’eventualità di un’offensiva su Kiev dipenderà dai combattimenti nel Donbass. Secondo Motuzianyk, inoltre, la Russia ha mantenuto unità nella regione di Gomel in Bielorussia e nelle regioni di Bryansk e Kursk in Russia per allungare il fronte nord in modo da disperdere le forze di difesa ucraine e sfruttare il vantaggio numerico di Mosca.
DAL PENTAGONO hanno fatto sapere che, secondo quanto appreso dall’intelligence Usa, la Russia starebbe rifornendo e rinforzando le truppe nel Donbass per sfondare le linee di difesa ucraine. Per riuscire in questa impresa che dopo 47 giorni di guerra ancora sembrava lontana, il nuovo comandante in capo delle forze russe, Alexander, Dvornikov, avrebbe dato ordine di raggruppare attrezzature e truppe, trasferendo gruppi tattici di battaglioni nelle regioni di Belgorod, Voronezh e Kursk, lungo l’attuale linea del confine. L’obiettivo principale sarebbe quello di prendere il pieno controllo di città ucraine: Popasna, Rubizhne, Nyzhne e Novobakhmutivka. Ovviamente, ciò paventa la possibilità effettiva che anche Kharkiv subisca nuovi attacchi. Soprattutto alla luce delle immagini satellitari che dell’8 aprile che hanno mostrato un convoglio militare di veicoli blindati e “camion con artiglieria trainata” in movimento verso sud attraverso Velyky Burluk, un villaggio nell’oblast di Kharkiv non lontano dal confine con la Russia.
DALL’ALTRO LATO, il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha dichiarato ai media locali che, nonostante i negoziati in corso, la Russia non fermerà i suoi attacchi finché i due presidenti non firmeranno un accordo chiaro sul «cessate il fuoco». «L’operazione speciale della Russia», ha aggiunto Lavrov allargando il discorso alla geopolitica internazionale, «è progettata per porre fine al corso del dominio degli Stati uniti nel mondo». E il ministro degli esteri ha di nuovo negato che la Russia stia commettendo crimini di guerra, chiamando le fosse comuni «messe in scena» e «provocazioni». A giudicare da questa rapida ricognizione risulta evidente che il Donbass sia davvero diventato la chiave di volta di questo conflitto, ma c’è un altro fronte che determinerà in modo decisivo gli sviluppi bellici. Si tratta di Mariupol, definita dal presidente ucraino stesso «il cuore di questa guerra; se smette di battere, le nostre posizioni saranno più deboli». Secondo Zelensky, intervistato dall’Associated Press, «i difensori di Mariupol stanno distraendo una grande parte delle forze nemiche», di conseguenza, sia la direzione della prossima lotta per il Donbass sia i negoziati con la Russia dipenderanno dai risultati della battaglia nella città assediata.
AD OGNI MODO, ciò che è accaduto sul campo nelle ultime 48 ore non sembra rassicurante per l’Ucraina. Domenica, alcuni militari russi avevano diffuso una foto in cui issavano la bandiera russa sul consiglio comunale della città. Contemporaneamente, la battaglia per il porto della città non sembra ancora essersi conclusa, nonostante il capo della Repubblica Popolare di Donetsk, Denis Pushilin, abbia dichiato ai media russi che «il porto di Mariupol è sotto il loro controllo». Sempre i media statali di Mosca nella giornata di lunedì hanno diffuso un video in cui i soldati russi prendevano in consegna 160 marine ucraini che si sarebbero arresi durante la notte, aggiungendo che questi soldati avevano fatto la «scelta giusta». Durante la giornata, inoltre, il portavoce della 36° brigata navale ucraina ha rilasciato una dichiarazione nella quale afferma che si stanno preparando per il «combattimento finale».

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