CULTURA

«Emersione», come si trasforma la perdita

NARRATIVA
GIACOMO GIOSSIITALIA

Esiste una forma di assenza che precede e segue la scomparsa. L’assenza infatti può essere data dalla mancanza di parole come da mancati incontri, ma anche da una fine imprevista, una conclusione che non ha alcuna possibilità di ulteriore appello. L’assenza a quel punto diviene un terreno di permanenza assoluta e luogo infinito di un immaginario del possibile e non più del nulla. E per certi versi si tramuta, si trasfigura in qualcosa che assume i toni e la forma di un’emersione.
Ed è proprio Emersione il titolo dell’ultimo romanzo di Benedetta Palmieri che dopo dieci anni torna a pubblicare un libro dopo I funeracconti, ed è una piacevole conferma ritrovare la sua scrittura sapiente e delicata. Emersione (Nutrimenti, pp. 166, euro 17) è la storia di una trasformazione, la fine di un amore che coincide con la fine della vita dell’amante, chi resta - la voce narrante - è al tempo stesso chi è stato abbandonato.
IL ROMANZO è costruito da un susseguirsi di richieste di spiegazioni all’uomo che non c’è più, forme di autoanalisi, a tratti diaristiche che incrociano quello che non è stato ma avrebbe potuto essere con quello che è accaduto, quando è drammaticamente impossibile immaginarlo come diverso. Come rinchiusa in una prigione densa e liquida la protagonista alterna sfoghi a visioni, il passato riemerge e assume la sostanza di un presente a tratti insostenibile, ma anche capace di cura. Il tempo muta velocemente, mentre i pensieri si susseguono e rincorrono le parole di chi non c’è più riferite a chi ancora esiste e pensa in quell’assenza dell’esistenza che assume il lutto.
Emersione non è solo e semplicemente se così si può dire un diario di un lutto, il racconto di un passato interrotto, è anche e soprattutto la storia viva di una relazione che attraversa la mortalità e lo fa grazie allo spazio: alla geografia di un territorio che giorno dopo giorno trasforma il passato in un presente reale e in un futuro possibile.
AFFRONTARE LA FRATTURA, entrare nella crepa non sanguinando, ma aspettando che lentamente si dilati. Emersione offre lo spazio necessario per vedere cosa c’è oltre e raggiungerlo e infine superarlo. I limiti che sono così i motivi di una relazione interrotta o meglio fratturata divengono il cardine per il superamento del lutto stesso. La morte che pone un limite evidentemente invalicabile offre in questo caso, proprio grazie all’abbandono che la precede una possibilità di superamento inedita. La trasformazione è obbligata e necessaria per chi sopravvive, ma in questo caso è già in parte nelle cose di chi abbandonato deve andare oltre se stesso e le proprie ragioni.
I paesaggi, i film, i libri tutto quanto è stato condiviso e riemerge, come un salvagente porta con sé al sicuro la protagonista. La loro imperitura vitalità ed essenza rendono possibile tornare sui propri passi e dare al dolore un nome e alla morte come all’abbandono una ragione che non esiste nel tempo in cui avvenne, ma prende forma ora, in un presente che comprende appieno chi resta.

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