VISIONI

Abusi di potere e violenze sessuali, una lettera aperta

Maboroshi
MATTEO BOSCAROLGIAPPONE

Nelle scorse settimane, il regista e attore giapponese Hideo Sakaki è stato accusato di molestie sessuali da alcune attrici con cui ha lavorato in passato, proprio quando il suo nuovo film, Mitsugetsu, stava per essere distribuito nelle sale dell’arcipelago. Un lungometraggio che, stando alla sinossi, esplora e condanna gli abusi sessuali e la violenza domestica e la cui uscita nei cinema è stata, per ora, sospesa. La notizia ha subito generato una serie di commenti secondo i quali nel mondo della settima arte del Sol Levante, così come nel mondo dello spettacolo più in generale, gli abusi di potere e le molestie sessuali sarebberero, purtroppo, pervasivi già da decenni. Fra le prese di posizione più forti, si è fatta notare una lettera aperta scritta a più mani da alcuni importanti registi giapponesi quali Hirokazu Kore’eda (Nobody Knows, Shoplifters), Nobuhiro Suwa (Voices in the Wind, Duo) Koji Fukada (Harmonium, Au revoir l’été), Atsushi Funahashi (Nuclear Nation, Company Retreat) e due registe donne, Yukiko Sode (Aristocrats, Good Stipes) e Miwa Nishikawa (Sway, Dear Doctor). In questa vengono toccati molti punti cruciali della questione, prima di tutto il fatto che è di importanza vitale concentrarsi sulle vittime e non sulla possibilità o meno di far uscire il film, bisogna, secondo la lettera, stare dalla parte di chi ha subito le violenze e proteggerle dalla calunnie.

In casi passati infatti, alcune donne attive nel mondo dello spettacolo che avevano denunciato violenze, erano state bersaglio di una campagna mediatica volta a denigrare la loro persona e le loro azioni. I sei registi continuano poi con un’interessante disamina di come il prodotto-film viene sempre realizzato in maniera collaborativa da un gruppo di persone e che il lavoro finito non è quindi mai solo il risultato della volontà di una sola persona, l’autore. Non c’è solo il regista, ma anche il produttore, lo staff tecnico, gli attori e tutte le altre persone impegnate nel progetto, ognuno con la sua personalità da rispettare. Ma proprio perché il regista occupa una posizione privilegiata, una posizione che per sua natura ha più potere degli altri, deve essere di questo consapevole e saper evitare potenziali atti di abuso di potere, e naturalmente le molestie e violenze sessuali sono da condannare senza se e senza ma, continua la lettera. Abuso di potere e violenze sessuali possono essere perpetrate da chiunque, continuano i registi, indipendentemente dal sesso, ma vista la situazione in cui si trova l’industria cinematografica nipponica oggi, riflesso di una società, quella giapponese, ancora profondamente maschilista specialmente in ambito lavorativo, gli uomini che si trovano in posizione di potere, i registi, devono operare con attenzione e riflettere sul proprio privilegio.

Essendo i sei autori non solo registi ma anche appassionati di cinema e della storia della settima arte, sanno benissimo che questi problemi sono presenti nell’industria cinematografica dell’arcipelago da decenni. L’ultima parte dello scritto infatti, si focalizza su come questi atteggiamenti siano venuti a galla negli ultimi tempi, solamente perché finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di denunciarli e perché l’opinione pubblica è divenuta, di recente e grazie all’influenza di ciò che è avvenuto a livello internazionale, più attenta e ricettiva a questo tipo di problematiche. Ricordiamo almeno il caso di Shiori Ito, giornalista che nel 2015 subì violenze sessuali da parte di un dirigente televisivo e che è diventata in seguito l’icona giapponese del movimento me too.

matteo.boscarol@gmail.com

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