SOCIETA

«Mai più guerra», Bergoglio apre la giornata del digiuno

All’iniziativa del papa per il mercoledì delle ceneri hanno aderito anche non credenti
LUCA KOCCIUCRAINA/RUSSIA/VATICANO

Cattolici, cristiani, credenti in altre fedi e non credenti hanno digiunato ieri per la fine della guerra in Ucraina, rispondendo all’appello di papa Francesco che dieci giorni fa ha lanciato l’iniziativa.
«MAI PIÙ LA GUERRA, con la guerra tutto è distrutto», le parole del pontefice che hanno aperto la giornata. Ribadite nel pomeriggio, durante le celebrazioni di inizio Quaresima del mercoledì delle Ceneri, all’Aventino, dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, che ha letto l’omelia di Bergoglio, assente a causa di una «gonalgia acuta»: «Preghiera, carità e digiuno sono le armi dello spirito, è con esse che, in questa giornata, imploriamo da Dio quella pace che gli uomini da soli non riescono a costruire». In mattinata, al termine dell’udienza in Vaticano, il papa - che qui invece c’era - ha ricordato il dramma della guerra quando ha salutato i fedeli polacchi presenti. «Voi, per primi, avete sostenuto l’Ucraina, aprendo i vostri confini, i vostri cuori e le porte delle vostre case agli ucraini che scappano dalla guerra», ha detto Francesco, che poi si è rivolto allo speaker, un frate francescano ucraino, che ha letto i saluti in polacco: «I suoi genitori sono in questo momento nei rifugi sotto terra, per difendersi dalle bombe, vicino a Kiev. Accompagnando lui accompagniamo tutto il popolo che sta soffrendo dei bombardamenti».
GIORNATA DI DIGIUNO come preghiera per i credenti, ma anche come laica azione politica nonviolenta. Come fu nove anni fa, 7 settembre 2013, quando il pontefice promosse un’analoga iniziativa per la Siria, che sembrava sul punto di essere bombardata da Usa e Regno Unito. Quella giornata di preghiera e digiuno ebbe una risonanza globale decisamente maggiore di quella di oggi, anche perché in serata - non c’era il Covid - venne convocata una grande veglia di preghiera a piazza San Pietro. Ma il senso delle due iniziative è lo stesso.
IN QUELL’OCCASIONE Vladimir Putin era un interlocutore privilegiato per il Vaticano: presiedeva il vertice del G20 in programma a San Pietroburgo, era ostile all’azione armata contro Damasco, e Francesco gli inviò una lettera per parlare ai «grandi»: «Abbandonino ogni vana pretesa di una soluzione militare», si cerchi «con coraggio e determinazione una soluzione pacifica attraverso il dialogo e il negoziato». Oggi invece Putin è l’aggressore. Il papa non gli ha scritto, ma venerdì scorso è andato dall’ambasciatore russo presso la Santa sede per invitarlo a «fermare i combattimenti e tornare al negoziato». Segno che la diplomazia di Oltretevere è in movimento: Parolin ha ribadito l’offerta di mediazione, sebbene ci si muova su un terreno scivoloso, perché già cadono le bombe e perché i rapporti fra le Chiese ortodosse russe e ucraine sono un campo minato, a causa delle profonde divisioni a cui i nazionalismi non sono affatto estranei.
Il punto su cui Bergoglio batte è sempre quello delle armi: «Chi fa la guerra dimentica l’umanità e si affida alla logica diabolica e perversa delle armi», ha ripetuto domenica all’Angelus. Ovvero la direzione opposta verso cui hanno deciso di muoversi Europa e Italia, con le forniture di armamenti a Kiev.
SULLA QUESTIONE delle armi, cinque fra le principali associazioni del mondo cattolico italiano (Azione cattolica, Acli, movimento dei Focolari, comunità papa Giovanni XXIII e Pax Christi), partecipando alla giornata di digiuno, hanno rinnovato l’invito a governo e Parlamento ad aderire «adesso» al Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari - già firmato da oltre cinquanta Stati -, di cui si tornerà a discutere a Vienna nei prossimi giorni. «Sarà un segnale per tutti in un momento in cui si è adombrata la terribile possibilità di utilizzo di ordigni atomici - scrivono le associazioni -. Siamo convinti che ci vuole più coraggio a scegliere la pace che non la guerra. E questo è il momento».
INSIEME AI CREDENTI (la comunità di Sant’Egidio, gli scout dell’Agesci, parrocchie e comunità di base, chiese protestanti, comunità islamiche), anche molti non credenti hanno aderito al digiuno per la pace. Fra gli altri, in Italia, Rete pace e disarmo e Movimento nonviolento: «Non di armi c’è bisogno, ma di strumenti di pace».

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