SOCIETA

Milano protesta, insieme agli ucraini. «Domani saremo molti di più»

IL 26 FEBBRAIO ALLE 15 IN LARGO CAIROLI
ROBERTO MAGGIONIITALIA/MILANO

Le bandiere arcobaleno della pace e quelle gialloblu dell’Ucraina. La prima piazza contro la guerra a Milano sono state in realtà due piazze che si sono attraversate a vicenda: quella degli ucraini che vivono e lavorano a Milano e quella dei pacifisti. Piazza della Scala era quasi piena, forse un migliaio di persone, molte si danno appuntamento a sabato pomeriggio alle 15 in largo Cairoli, quando ci sarà la manifestazione convocata da Milano antifascista, antirazzista, meticcia e solidale, appuntamento al quale si stanno unendo decine di associazioni e realtà di movimento.
«SAREMO IN TANTI», dice un ragazzo con la bandiera della pace sulle spalle. Questo primo appuntamento era stato organizzato da Arci, Acli, Anpi, Cgil, Cisl e Uil. «È un segnale importante che Milano vuole dare contro questo atto gravissimo, una violazione dell’autodeterminazione dei popoli che mette in pericolo la sicurezza internazionale», ha detto il presidente dell’Anpi Milano Roberto Cenati. «Evidentemente - ha detto nel suo intervento il segretario generale della Cisl Milano Carlo Gerla - la storia non insegna nulla. Le guerre vengono dichiarate dai ricchi e dai potenti che poi ci mandano a morire i figli dei poveri». E ancora, il segretario della Camera del Lavoro Massimo Bonini: «La piazza l’abbiamo chiamata per chiedere al governo di agire in modo più incisivo dal punto di vista diplomatico per la pace. Come sindacato siamo preoccupati anche per le ricadute economiche e occupazionali e bisogna capire se il tema delle sanzioni è quello più indicato». Hanno partecipato anche molti consiglieri comunali di Milano; alle 18 la seduta del consiglio è stata sospesa per permettere la partecipazione anche a loro. «La voce della pace deve farsi sentire forte in questo momento», dice una signora con la bandiera di Emergency. Per dire cosa? «Che questa è una pura guerra di potere, non sappiamo dove arriverà». In piazza ci sono anche i partiti del centro sinistra più largo immaginabile, da Azione di Carlo Calenda a Rifondazione Comunista.
PARLANO i rappresentanti delle associazioni e dei sindacati mentre la comunità ucraina sfila con le bandiere giallo blu, intona canti, alza cartelli con scritto: Putin Hitler, Putin assassino. Se l’età media degli italiani è sopra ai 40 anni, i volti giovani sono ucraini e anche russi. «Putin killer» è scritto su un cartello tenuto in mano da un ragazzo. «Putin farai la fine di Mussolini», su quello di una ragazza. «Mi vergogno del mio Paese oggi, mi vergogno del presidente», dice una ragazza venuta in piazza con un’amica del Kosovo, che racconta che i suoi genitori la guerra l’hanno vissuta. «Un incubo, spero cessino i bombardamenti». Una studentessa italiana racconta che nei prossimi giorni sarebbe dovuta partire per la Russia per studio, viaggio ora cancellato. «Ci siamo rotti le scatole noi giovani, ma come si fa a farsi ancora la guerra in questo modo? Ma a cosa servono i governi? A cosa serve la diplomazia?». Ci sono torti o ragioni in quanto sta accadendo? «Non è questo il momento per l’analisi, oggi è solo una bruttissima giornata per l’umanità».
Il presidio è proseguito per un’ora, poi in piazza sono rimasti gli ucraini con bandiere e cartelli. Qualcuno accende una candela, urlano «libertà Ucraina, le sanzioni non bastano». Sabato 26 febbraio il prossimo appuntamento, per dire che «L’Italia ripudia la guerra, per questo è necessaria un’ampia mobilitazione per fermare da subito i combattimenti di un conflitto dagli esiti imprevedibili».

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