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LE LETTERE

AA. VV.ITALIA

Ecco la domanda ipocrita: dove sono i pacifisti?
Tempo di conflitti e ritorna sui mezzi di informazione il solito mantra: Dove sono i pacifisti? Quasi fosse colpa loro se in Europa si levano nuovamente venti di guerra. I pacifisti, così come gli ambientalisti, gli animalisti, ci sono sempre e sono ben numerosi, solo che non avendo alle loro spalle banche, compagnie assicurative, industrie, fondi di investimento, politici, televisioni e quotidiani non sono considerati e vengono nominati solo per essere presi in giro, fanno un po’ di colore. In particolare ricordo che con uno degli attuali ministri di questo governo gli ambientalisti della provincia di Belluno ebbero un incontro per averne l’appoggio con lo scopo di contrastare le distruzioni ambientali che si paventavano e poi si realizzarono a Cortina in occasione dei Mondiali di sci 2021. Per la cronaca l’incontro si risolse in un fallimento clamoroso e pure rumoroso. Oggi il problema si ripresenta anche per le Olimpiadi 2026 e come al solito gli ambientalisti sono soli, silenziati e pure sbeffeggiati.
Silverio Lacedelli, Cortina d’Ampezzo


Ucraina, la confusione come sentimento
Sono confuso riguardo all'evolversi del conflitto in Ucraina. Questa confusione purtroppo è un sentimento che emerge all'alba di ogni guerra, dove non si riescono più a distinguere le vittime dai carnefici, gli amici dai nemici, i buoni dai cattivi. Non mi piace per niente il despota Putin,
lo detesto, ma non mi piacciono per niente né i guerrafondai del Pentagono, né gli interessi espansionistici della Nato.
Poi non mi piacciono i reazionari al governo Ucraino: il ricco presidente-imprenditore Porošenko, le feste nazionali dedicate al nazista e collaborazionista Stephan Bandera, quelli delle formazioni paramilitari naziste di Pravy Sektor e i criminali che hanno arso vivi più di 40 sindacalisti. Questo non solo non mi piace, ma mi ripugna, anche se so bene che in Ucraina ci sono tantissime persone belle e oneste, che nulla hanno a che fare col marciume governativo del paese. Il paradosso assurdo di quest'ultima guerra, però, è il fatto che nessuno sembra volerla, ma tutti sono disposti a farla in nome delle rispettive ragioni e degli altrui torti.
Fulvio Geronzi, Roma


Costruiamo dalla scuola l’edificio della pace
Abbiamo lavorato con molti cicli scolastici, di età diverse: in ogni classe abbiamo impiegato un po’ di tempo per chiarire a bambini, ragazzi, piccolissimi, giovani adulti che la guerra non si deve fare mai. Che non ci devono essere più guerre.
La ragione è ovvia, per chi ha studiato la storia. Da quando esistono le armi atomiche ogni guerra può diventare nucleare. Fino a pochi anni fa la cosa valeva solo se almeno una delle due parti contendenti apparteneva al "club dell’atomica". Oggi le atomiche sono migliaia
nelle mani di Stati, molti di più di quelli che ammettono di averne, ma anche di eserciti privati o bande terroristiche o criminali. Quindi qualunque stato combatta può procurarsi, a pagamento e con poca fatica, una bomba atomica. Non resta che la trattativa, il ruolo fondamentale delle Nazioni Unite, la possibilità di interposizione di quelli che oggi sono chiamati "caschi blu", forze armate fornite dagli stati ma sotto comando Onu. Cambiano le regole del gioco, ogni azione diversa da queste mette in pericolo la pace mondiale. È una prospettiva di “governo mondiale” teorizzato da molti, ad esempio dal professor Papisca quarant’anni fa all’Ateneo di Padova. E anche oggi da molti studiosi in tutto il mondo. L’abbiamo detto da insegnanti con l’insegnamento di Mario Lodi e di tanti colleghi, con i testi di Gianni Rodari e le canzoni di Sergio Endrigo, con le lezioni televisive di Alberto Manzi, con il Movimento di Cooperazione Educativa.
Potremmo dire che dei risultati si vedono, quando scopriamo squadre di calcio multietniche, gruppi di
badanti di diverse nazionalità dell’est Europa, amicizie “internazionali” nella scuola e fuori della scuola. Sono conquiste, queste, che ci rendono fiduciosi nel futuro.
Del resto, qualunque tema si affronti, dai vaccini anticovid all’inquinamento, la prospettiva della governance mondiale, magari anche solo attraverso un rafforzamento del ruolo delle Nazioni unite, è sempre l’edificio di pace da costruire.
Lorenzo Picunio


Contrastare tutti i risorgenti nazionalismi
Caro manifesto, Di Battista ha detto quella che sarebbe solo una banalità, non fosse per l’assordante silenzio in proposito dei nostri media: cosa farebbero gli Stati uniti se il Messico aderisse ad un’alleanza programmaticamente ostile e pensasse di piazzare dei missili al confine dell’Arizona? Cioè, cosa risponderemmo noi se qualcuno ci facesse quello che stiamo facendo a lui? Direi di più: in un futuro distopico in cui il Messico avesse recuperato i suoi territori di Texas, California, Arizona ecc. e decidesse di farne un avamposto contro i residui stati degli USA, come potrebbero reagire quest’ultimi? Naturalmente è necessario evitare di restare prigionieri nello “stallo messicano” della geopolitica e solo un internazionalismo pacifista può contrastare i risorgenti nazionalismi ottocenteschi. Che forniscono solo carne da cannone ai grandi blocchi di interessi capitalistici confliggenti. Resta il fatto che qualcuno ha estratto la pistola per primo.
Giorgio Carlin, Torino


Che fine fa l’attenzione alla pandemia se alla fine c’è la guerra?
Cara Redazione, grazie per il reportage di oggi 22/03 di Tariq Ali e del lavoro inappuntabile circa la crisi ucraina di Alberto Negri, Tommaso Di Francesco e Giangiacomo Migone e tutti gli altri da qualche settimana a questa parte. Mi sono posto alcuni quesiti: chi controllerebbe la pandemia nel caso di un ulteriore conflitto più esteso sia tra le truppe sia tra i civili, in Ucraina pare ci sia uno dei più bassi tassi di vaccinazione in Europa; che impatto avrebbe una guerra più estesa sull'ambiente e il clima; esiste un piano per mettere in sicurezza il patrimonio culturale ucraino? Inoltre quando tutti ricordano che l'Ucraina è Europa mi chiedo stupito ma perché in questa visione condominiale del Pianeta la Russia, secondo loro, non lo è? Sono alcuni dei dubbi che ho. Su Chernobyl avete risposto con l'esauriente dossier di alcuni giorni fa. Grazie.
Domenico Cifù

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