VISIONI

In un interno famigliare il racconto di un mondo

IL FILM PREMIATO NEL CONCORSO
CRISTINA PICCINOgermania/berlino

L'Orso d'oro a Alcarrás di Carla Simón era stato annunciato appena subito dopo la proiezione del nuovo film della regista catalana che ritrova qui i motivi del precedente Verano 1993 (Estate 1993), premiato anch'esso alla Berlinale (2017), a cominciare da quel paesaggio famigliare, punteggiato di figure infantili che sono anche le più riuscite. E è stato confermato ieri, in un palmarès non troppo centrato e che ha messo da parte molti dei titoli meno convenzionali della selezione (Seidl, Lacuesta).
IL TITOLO del film è il nome di una piccola città catalana dove la famiglia Solé vive coltivando da sempre una terra che gli appartiene anche se non ne sono i padroni. I proprietari gliel'avevano assegnata tanti anni prima, grati del fatto che quei loro contadini li avevano nascosti salvandoli dalla guerra civile.... E però i tempi cambiano e il giovane erede oggi vuole trasformare la campagna in un'immensa distesa di pannelli solari più redditizi e meno faticosi, abbattendo gli alberi di pesche. Il lavoro non produce guadagno, i prezzi del mercato sono troppo bassi. Il padre di famiglia rifiuta il business dei pannelli, ostinato va avanti aiutato nella raccolta di pesche dal figlio maggiore con tutta la famiglia, in cui le scelte sul futuro creano ostilità .
La regista mette al centro del suo racconto questa dimensione famigliare, mentre quanto accade intorno le proteste degli agricoltori contro le multinazionali, e tutto ciò che causa l’ abbandono delle campagne sembrano essere più un contorno. Non è lo sguardo «politico» che la guida ma piuttosto quello emozionale, attento alle evoluzioni e ai passaggi in un gruppo di persone legate eppure distanti nelle proprie convinzioni.
È QUI CHE affiorano i conflitti e i bisogni – a cominciare da quello di una reciproca solidarietà - che esprimono l'esterno, il padre patriarcale, le differenze tra generazioni, la ragazzina che pensa al french-manicure e si stufa di raccogliere pesche, il nonno legato a un passato di promesse dei padroni ai propri servi: un universo persino troppo scritto, con dettagli che suonano falsati - tipo una sorella che sta con una donna – a cui si oppone la libertà dei bambini: Iris la sorella più piccola e i suoi cuginetti scatenati, che inventano giochi e mettono in scena le parole degli adulti in nuovi mondi, insieme alle donne anziane con i loro cori di storie e di leggende – gli attori sono tutti non professionisti.
Sono questi i momenti che Simón sa restituire con immediatezza nelle sue immagini catturando malinconia e sorpresa del flusso della vita, la luce dell’estate e la sua ritualità. 
C.PI.

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