COMMENTO

Giudizio di merito, non di ammissibilità. Andremo avanti

Consulta
MARCO PERDUCAITALIA/ROMA

La decisione della Consulta sul referendum per la cancellazione di una parte dell’articolo 590 del codice penale è una sconfitta per la democrazia che priva l’elettorato di una prova fondamentale per poter decidere nelle fasi finali della propria vita.
È particolarmente grave che si pensi alla tutela della vita quando siamo di fronte a scelte informate di chi, in virtù di condizioni di grave e incurabili patologie o dolore insopportabile e incurabile, abbia anticipato delle precise disposizioni di trattamento.
Il cammino verso la legalizzazione dell’eutanasia non si ferma con questa decisione della Consulta. La cancellazione dello strumento referendario da parte della Corte costituzionale sul fine vita renderà il cammino più lungo e tortuoso e per molte persone sarà un carico aggiuntivo di sofferenza e violenza in mancanza di una legge che non le tutela. Ma la strada è comunque segnata. Come ricordato da Filomena Gallo ieri sera, l’Associazione Luca Coscioni non lascerà nulla di intentato. Dalle disobbedienze civili ai ricorsi giudiziari nazionali e internazionali per mantenere fede al motto che guida da sempre l’associazione: «Dal cuore della politica».
Occorrerà rivolgersi anche alle forze politiche e parlamentari che in tutti questi anni, malgrado le pronunce della stessa Consulta, sono state sistematicamente assenti o impotenti. Prenderemo in considerazione la possibilità di candidarci direttamente a governare per realizzare le soluzioni che si affermano ormai in gran parte del mondo democratico.

Marco Cappato ha lanciato quello che è un primo appuntamento internazionale per l’11 e 12 marzo a Varsavia, per il Congresso del Movimento paneuropeo Eumans convocato insieme all’associazione Coscioni per aprire un fronte europeo di iniziative per la libertà di scelte nel fine vita e per l’abrogazione delle norme proibizioniste a livello europeo.
Seppur nella delusione della decisione della Corte costituzionale, occorre essere grati a chi ha dato forza finora alla campagna «Eutanasia legale», a partire dalle persone, 1.240.000, che hanno sottoscritto i referendum e dai tanti che poi hanno sostenuto la campagna partecipando personalmente. La lotta per essere «liberi fino alla fine», iniziata con Piergiorgio Welby 16 anni fa e le altre persone malate che si sono messe a disposizione di una riforma necessaria e della possibilità di conquistare una morte opportuna prosegue.
La grande partecipazione popolare dell’estate scorsa si è scontrata con una decisione della Corte costituzionale che non ha tenuto in conto dei motivi per cui un referendum non è ammissibile ma si è allineata con le critiche di merito dei contrari che dentro e fuori i palazzi della politica ritengono chiunque incapace di intendere e decidere per sé nel momento più delicato della propria esistenza: la fine.
I tempi sono maturi per cancellare queste decisioni paternalistiche, occorre solo insistere per conquistare segmento per segmento un percorso chiaro di libertà di scelte.

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