CULTURA

La storia scolpita nel legno di un sobborgo della Ville Lumière

Nel quartiere che sorge ad est della Bastiglia si sono succedute intere dinastie di falegnami che hanno impresso un'impronta indelebile alle vicende locali
MAURO TROTTAFRANCIA/PARIGI

Il Faubourg Saint-Antoine è uno dei sobborghi storici di Parigi. Situato a est della Bastiglia, si è sviluppato intorno all’abbazia di Saint-Antoine-des-Champs, al di fuori delle mura della capitale francese, e, fin dall’inizio, è stato abitato da una comunità di lavoratori del legno, falegnami ed ebanisti. Qui è nato nel 1914 Jean Diwo, che è stato per tutta la sua vita giornalista e che si è dedicato alla scrittura di romanzi dopo la morte della moglie, a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso.

TRA LE SUE VARIE OPERE, spicca la trilogia di romanzi che ha voluto dedicare alla storia del suo quartiere, il primo dei quali viene finalmente pubblicato adesso in Italia. Si intitola Le dame del Faubourg (Edizioni 21 lettere, pp. 791, euro 20, traduzione di Luisa Rigamonti) e narra delle origini di questo luogo particolare, «patria del mobile, reame del legno, Stato sovrano della sega e della pialla» e arriva fino al 13 luglio 1789, vigilia della presa della Bastiglia.

Tutto ha inizio nel 1471, quando Jean Cottion, giovane falegname che ha appena concluso il tradizionale tour per la Francia, durante il quale ha appreso dai falegnami più esperti i segreti del mestiere, arriva al Faubourg e si presenta al maestro Pierre Thirion. Da questo incontro nascerà una vera e propria dinastia di maestri del legno - e non solo - che per oltre tre secoli sarà al centro dei cambiamenti che investiranno non soltanto l’arte della falegnameria e sarà quanto meno testimone delle profonde trasformazioni della società francese ed europea.

IL FAUBOURG è un luogo particolare poiché fin dai tempi di Luigi XI gode di speciali privilegi: i suoi residenti non sono sottoposti alle rigide regole delle corporazioni ma per decreto reale vivono e lavorano come liberi artigiani, protetti dalle badesse che via via si succedono alla guida dell’abbazia. Sono loro le dame del titolo del libro che non si limiteranno a difendere i diritti della comunità ma si faranno promotrici dello sviluppo del Faubourg che, grazie all’opera di tanti suoi abitanti, molti dei quali appartenenti alla dinastia originata da Cottion e Thirion, sarà in grado di trasformare il lavoro del legno in vera e propria arte. E, nel corso del tempo molti lavoratori del sobborgo diventeranno anche artigiani del re, trasferendosi al Louvre.

La scelta di Diwo di far trasparire la grande storia attraverso il racconto della vita di un microcosmo è naturalmente la classica via del romanzo storico. Ed anche in questo caso fatti inventati si incastrano all’interno di eventi reali, così come personaggi di fantasia interagiscono con personaggi reali, tra cui artisti e inventori come il Giambologna, Tintoretto o i fratelli Montgolfier. Le storie si intrecciano e si dipanano tenendo vivo l’interesse del lettore e al contempo lasciando emergere, quasi in trasparenza, i grandi eventi e i profondi mutamenti che si susseguono nei secoli.

Quello che maggiormente colpisce nel lavoro di Diwo è la leggerezza non soltanto della scrittura, ma anche della struttura e della narrazione. Quel tipo di leggerezza che richiama alla mente la prima delle Lezioni americane di Italo Calvino, dedicata e intitolata, appunto, a tale qualità. Qui Calvino parla del mito di Perseo e, oltre a mettere in campo sandali alati e cavalli volanti . rimandi evidenti al concetto di leggerezza - focalizza la propria attenzione sullo sguardo obliquo, indiretto che consente all’eroe di sconfiggere la Gorgone: «L’unico eroe capace di tagliare la testa della Medusa è Perseo, che vola coi sandali alati, Perseo che non rivolge il suo sguardo sul volto della Gorgone ma solo sulla sua immagine riflessa nello scudo di bronzo».

E IL DISCORSO CONTINUA e si arricchisce evidenziando come l’eroe riesca a padroneggiare quel capo mozzato, arma tremenda in grado si pietrificare chiunque, solo «tenendolo nascosto, come prima l’aveva vinto guardandolo nello specchio. È sempre in un rifiuto della visione diretta che sta la forza di Perseo, ma non in un rifiuto della realtà del mondo dei mostri in cui gli è toccato vivere, una realtà che egli porta con sé, che assume come proprio fardello».

Ecco, è questa la leggerezza del romanzo di Jean Diwo, in grado non solo di divertire il lettore ma di coinvolgerlo, appassionandolo e spingendolo a riflettere.

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