EUROPA

Metsola presidente, patto delle poltrone al Parlamento Ue

ANNA MARIA MERLOEUROPA/STRASBURGO

Il Parlamento europeo ha eletto ieri la maltese Roberta Metsola alla presidenza, che durerà due anni e mezzo, con un’ampia maggioranza, alla prima votazione, malgrado le riserve per la posizione contraria all’aborto della candidata: 458 voti a favore su 690 votanti (su 705 eurodeputati). Metsola è la terza donna a salire alla presidenza dell’Europarlamento (dopo Simone Veil e Nicole Fontaine), è la più giovane, ieri era il suo 43esimo compleanno, proviene da un piccolo paese, che non appartiene ai fondatori della Ue, l’unico (ma che potrebbe essere raggiunto dalla Polonia) tra i 27 a non riconoscere l’aborto (nemmeno in caso di stupro) e che ha negoziato un opt out su questo all’entrata nel 2004.

ESPONENTE del partito Nazionalista di Malta, Metsola fa parte del gruppo Ppe (destra). La sua elezione è il frutto della tradizionale staffetta di metà mandato, che aveva portato David Sassoli (S&D) alla testa del Parlamento per la prima parte del mandato, carica che aveva dovuto abbandonare per ragioni di salute poche settimane prima della morte.

David Sassoli era stato eletto dalla “maggioranza Ursula”, con un accordo tra i tre principali gruppi, Ppe, S&D e i liberali di Renew. Anche ieri ha funzionato questa maggioranza, con un accordo dell’ultima ora, ma con qualche defezione: mancano una trentina di voti alla somma aritmetica dei seggi dei tre gruppi, a causa del profilo anti-abortista della candidata. Delle defezioni ancora maggiori, in realtà, perché nella “maggioranza Ursula” ieri si è aperta una falla, che potrebbe significare molto nel prossimo futuro: il gruppo Ecr (estrema destra sovranista) ha ritirato nella notte di lunedì il proprio candidato, il polacco Kosma Zlotowski, una mossa per ottenere qualche posto di potere nel meccano dell’Europarlamento (anche la Lega, che è nell’altro gruppo di estrema destra, Id, dovrebbe aver portato dei voti a Metsola). Le due sfidanti di Metsola, la svedese Alice Bah Kuhnte, per i Verdi, e la spagnola Sira Rego per The Left, hanno difatti ottenuto più suffragi dei seggi dei rispettivi gruppi (101 voti per Bah Kuhnte, ma 73 seggi per i Verdi; 57 voti per Rego e 39 parlamentari di The Left).

LA MOSSA ENTRISTA dell’estrema destra spinge il Ppe in mezzo al guado, tra una parte rappresentata da Metsola, che malgrado la posizione sull’aborto resta nell’ambito del centro-destra, e un’ala che guarda con interesse alle manovre di Viktor Orbán e del Fidesz, che nel marzo scorso è uscito definitivamente dal Ppe e trama per spaccare il gruppo popolare. «Il voto è segreto» ha tagliato corto la neo-presidente. Manfred Weber, che avrebbe dovuto essere il candidato Ppe ma ha rinunciato, si è rallegrato per l’elezione di «una donna giovane, moderna, progressista».

Secondo Manon Aubry (Left), Metsola rispetta «frontiere relativamente chiare con l’estrema destra, cosa che non è sempre il caso nella sua famiglia politica», ma «40 anni dopo Simone Veil è un simbolo terribile, mentre migliaia di polacche manifestano da un anno per difendere il diritto di disporre del loro corpo». Il sottosegretario agli Affari europei francese, Clément Beaune, si è detto «imbarazzato» per «il simbolo di questa elezione, mi dispiace profondamente». Ma la Francia ha per sei mesi la presidenza della Ue e oggi Emmanuel Macron è a Strasburgo all’Europarlamento. Renew, dominato da En Marche, ha negoziato il voto con il Ppe, per avere l’assicurazione che i popolari non creeranno problemi alla presidenza francese, che per Macron è argomento di campagna elettorale. Anche i socialisti si arrampicano sugli specchi. La capogruppo S&D, Iratxe Garcia, spiega: Metsola «non è più parlamentare di un gruppo, ma presidente dell’istituzione». È la linea della neo-presidente: «Il mio dovere sarà di rappresentare la posizione del Parlamento» (che non ha competenze sull’aborto). S&D passa da 3 a 5 vice-presidenze e sfila la poltrona di presidente delle presidenze di commissione a Antonio Tajani. Difficoltà anche per i tedeschi, la coalizione al governo si spacca, tra Spd e liberali da un lato e Verdi dall’altro. Il belga Philippe Lamberts dei Verdi denuncia: «Il processo che ha portato alla vittoria di Metsola non è glorioso per il Parlamento, bisognava soddisfare certi appetiti a detrimento dei piccoli gruppi».

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it