VISIONI

Il Re è Nudo. Quasi. Forse

Habemus Corpus
MARIANGELA MIANITIITALIA

C’era una volta, un paese a forma di stivale alto fino alle cosce, e con i tacchi un po’ a spillo. Bello eh, ma scomodo da camminarci sopra. Questo paese aveva un re, che non era un re assoluto, perché era a termine, mica come quelli che quando salgono al trono ci restano per tutta la vita, e poi non aveva tutti i poteri, quel re, di dire agli altri che cosa dovevano fare, e quindi, per via di questa scadenza, durava sette anni, e quello nuovo, di re, doveva sceglierlo un parlamento, dove comandavano tanti partiti, che però litigavano sempre, ma lì dovevano alla fine mettersi d’accordo, perché un re nuovo dovevano trovarlo, e insomma era un gran garbuglio.

Il capo di uno di questi partiti, che si chiamava Faccio Io, tanti anni prima era stato potente, perché tanta gente gli aveva creduto, quando diceva Se mi scegliete diventerete ricchi come me, e per questa ragione, che tutti volevano diventare come lui, aveva preso un sacco di voti, ma lui nel frattempo ne aveva combinate di tutti i colori, non aveva fatto diventare tutti ricchi e potenti, aveva anche un po’ imbrogliato, era andato a dei festini con delle minorenni, e alla fine la gente si era stufata, e lo aveva messo in riserva. Lui, però, che non voleva scendere dal piedistallo, si era fatto dei nuovi amici, nel parlamento, e si era messo in testa che, anche se non era più tanto alla moda, voleva diventare lui il re, perché se anche il re non era assoluto, aveva comunque un sacco di vantaggi, poteva scegliere chi governava, diventare il capo dei giudici, comandare l’esercito, andare alle feste come una star, e rifarsi la reputazione, che era un po’ ammaccata.

I suoi amici, nel parlamento, che si chiamavano Abbasso l’Africa e Nazione Suprema, un po’ non lo volevano, un po’ sì, ma non trovavano un’alternativa, per cui gli avevano detto Ma sì, ti votiamo.

Dall’altra parte del parlamento, c’erano quelli, che si chiamavano Sono Indeciso e C’eravamo Tanto Amati, che invece non lo volevano proprio, quel re, perché in effetti non era tanto presentabile, ma non riuscivano a mettersi d’accordo, perché erano bravissimi a litigare e a dividersi, e poi erano un po’ confusi sull’identità, che è quella cosa che sai chi sei, cosa vuoi e che cosa vuoi fare da grande, e insomma tenevano il piede in due o tre stivali, che per un paese a forma di stivale non è una grande idea, che poi la gente non capisce più a che festa vuoi andare, se esci con un piede infilato nei brillantini e l’altro in una ciabatta. Alla fine, questi qui, erano riusciti a mettersi d’accordo solo su una cosa, che il capo dei Faccio Io non lo volevano proprio, per via che ne aveva combinate troppe di tutti i colori, e che era arrivato il momento di nominare una donna, che, insomma, c’erano già troppi uomini a comandare, e bisognava dargli pure qualcosa, a quelle lì.

Molte donne, però, non erano contente di questa trovata, si sentivano prese un po’ come una riserva, delle tappabuchi per salvare la faccia, e dicevano Mica siamo delle tonne, che poi sarebbe la moglie del tonno. Mica siamo una categoria merceologica tipo Ah, toh, ci sarebbero anche le donne, se proponiamo una donna, mica potranno dirci di no. Che poi, tante donne, il nome di una brava regina lo stavano dicendo da mesi, ma sapevano che non l’avrebbero mai scelta, perché una volta aveva detto, al capo dei Faccio Io, di non essere una a disposizione, e figurati se andavano a scegliere una che pensa con la sua testa. Alla fine venne fuori un bambino che disse Ma ci serve proprio un re? Taci tu, che sei un moscerino, gli risposero. E andarono tutti insieme in crociera.



mariangela.mianiti@gmail.com

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