INTERNAZIONALE

Accoglienza negata, guerre, vaccini, ambiente: il papa incalza

IL DISCORSO AI 183 AMBASCIATORI ACCREDITATI PRESSO LA SANTA SEDE
LUCA KOCCIvaticano

«Non ci si può trincerare dietro muri e fili spinati» per respingere i migranti, «con il pretesto di difendere la sicurezza o uno stile di vita».
Papa Francesco parla agli ambasciatori dei 183 Stati che hanno rapporti diplomatici con la Santa sede – ricevuti ieri in Vaticano – e rivolge loro un nuovo appello a favore di donne e uomini «costretti ad abbandonare» i propri Paesi. Non una politica generalizzata delle porte aperte – non è mai stata la linea di Oltretevere –, ma un’accoglienza possibile.
«A NESSUNO può essere chiesto quanto è impossibilitato a fare, ma vi è una netta differenza fra accogliere, seppure limitatamente, e respingere totalmente», dice il pontefice, che aggiunge: «Occorre vincere l’indifferenza e rigettare il pensiero che i migranti siano un problema di altri. L’esito di tale approccio lo si vede nella disumanizzazione dei migranti concentrati in hotspot, dove finiscono per essere facile preda della criminalità e dei trafficanti, o per tentare disperati tentativi di fuga che a volte si concludono con la morte». Infine, e a qualche ambasciatore presente nell’aula delle benedizioni saranno "fischiate le orecchie", Bergoglio denuncia «l’uso politico» dei migranti, «trasformati in arma di ricatto politico, in una sorta di merce di contrattazione».
Sono appuntamenti importanti quelli di inizio anno con i diplomatici, perché i pontefici si rivolgono direttamente agli Stati, indicando l’agenda dei temi che la Santa sede ritiene più importanti. Con i predecessori di Bergoglio, grande attenzione era dedicata soprattutto ai «principi non negoziabili». In realtà anche Francesco fa un richiamo al «diritto alla vita, dal concepimento sino alla fine naturale», ma i fuochi del discorso sono i temi sociali.
Come l’ambiente e gli «effetti negativi del cambiamento climatico». Alla Cop26 di Glasgow «alcuni passi» sono stati fatti, ma «piuttosto deboli rispetto alla consistenza del problema», denuncia il papa, che invita i governi a darsi da fare in vista della Cop27 di novembre in Egitto, perché per la Terra «il tempo a disposizione è sempre meno».
O LE GUERRE, i conflitti che si consumano «nell’indifferenza della comunità internazionale», come nello Yemen; che ancora non si risolvono dopo anni (Israele-Palestina, Siria, Africa); e che si infiammano (Ucraina, Caucaso). Colpa della crisi del «multilateralismo». Ma anche della proliferazione delle armi, fra cui quelle «nucleari», di cui non l’uso ma anche il solo «possesso è immorale».
Infine la pandemia. «I vaccini non sono strumenti magici di guarigione», ma dove è stato possibile usarli hanno funzionato, perché «il rischio di un decorso grave della malattia è diminuito». Per questo, chiede Bergoglio, bisogna garantirli anche ai Paesi impoveriti.
«Le organizzazione mondiali del commercio e della proprietà intellettuale adeguino i propri strumenti giuridici, affinché le regole monopolistiche non costituiscano ulteriori ostacoli». Ovvero liberalizzino i brevetti.

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