SOCIETA

Varsavia e Minsk fermano una delegazione delle Nazioni unite

DIVIETO DI AVVICINARSI AL CONFINE
MARINA DELLA CROCEpolonia/bielorussia

Vietato avvicinarsi al confine tra Polonia e Bielorussia. Non solo per i volontari delle organizzazioni umanitarie che cercano in tutti i modi di aiutare i migranti intrappolati dalle forze di polizia dei due paesi, o per i giornalisti che vogliono documentare quanto da mesi accade lungo la frontiera «protetta» da chilometri di barriere e filo spinato. Il divieto vale anche per una commissione dell’Ufficio diritti umani delle Nazioni unite al quale è stato impedito di avvicinarsi all’area di confine per verificare il trattamento riservato da Varsavia e Minsk a uomini, donne e bambini.
La denuncia arriva da Liz Throssell, portavoce dell’Alta commissaria Onu per i diritti umani Michelle Bachelet, secondo al quale mentre la Polonia ha comunque permesso al team di esperti di entrare nel paesi, «la Bielorussia purtroppo non ha accettato la nostra richiesta di visita».
La missione dell’Onu si è svolta dal 29 novembre al 3 dicembre e oltre ai colloqui con le autorità dei due paesi avrebbe dovuto recarsi al confine per verificare le condizioni dei migranti. Nonostante i divieti la commissione è riuscita comunque a intervistare 31 migranti e alcuni volontari, riuscendo così ad avere un quadro preciso di quanto avviene lungo la linea di confine. E i risultati sono drammatici, come ha confermato la stessa Throssell: «Gli intervistati hanno descritto condizioni terribili su entrambi i lati del confine, senza e con accesso limitato a cibo, acqua pulita e riparo, spesso a temperature gelide», ha spiegato la portavoce.
Le persone ascoltate sono arrivate in Polonia attraverso la Bielorussia tra agosto e novembre di quest’anno, e tutte hanno denunciato di essere state picchiate e minacciate dalle forze di sicurezza bielorusse, costrette ad attraversare il confine e di aver subito estorsioni. Varie persone, secondo i racconti, sono state automaticamente e immediatamente rimpatriate in Bielorussia dalla Polonia, compresi bambini e richiedenti protezione internazionale. Un comportamento che viola palesemente quanto previsto dalle convenzioni internazionali. «La Polonia inoltre trattiene sistematicamente quei migranti e rifugiati che non ha riportato in Bielorussia», ha proseguito Throssell. «Ricordiamo alla Polonia che la detenzione dovrebbe essere una misura eccezionale e di ultima istanza ed essere utilizzata solo per un periodo di tempo limitato, se non del tutto. La detenzione dei bambini immigrati non è mai nel loro interesse. Le autorità polacche dovrebbero avvalersi di alternative alla detenzione».
Secondo i sevizi speciali polacchi in Bielorussia si troverebbero ancora tra i cinquemila e i settemila migranti, la stragrande maggioranza dei quali richiusi in centri senza assistenza legale e in scarse condizioni igienico sanitarie. Alcune ong hanno denunciato anche la carenza di cibo sufficiente e adeguato. Due giorni fa anche Amnesty international ha denunciato in u rapporto le condizioni disumane in cui Polonia e Bielorussia obbligano a vivere i migranti. Secondo l’organizzazione anche famiglie con bambini in stato di grave bisogno sono state picchiate con manganelli e calci di pistole, minacciate coi cani dalle forze di sicurezza bielorusse, costrette dalle autorità bielorusse e polacche ad attraversare il confine in condizioni di enorme pericolo, attraverso fiumi gelati o in piena.

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