VISIONI

Il decennio lungo degli U2, quando cambiarono volto al rock e a se stessi

UN LIBRO DI DANIELE FUNARO RIPERCORRE LA CARRIERA DELLA BAND
FRANCESCO BRUSCOgb

C’è un interstizio nel tempo, tra il crollo del Muro e quello delle Torri. Un interregno decennale tra l’epilogo del secolo breve sancito da Hobsbawm e il prologo di quello successivo. In quel 1991 che vede sgretolarsi il pianeta Soviet e i suoi satelliti il vecchio rock è più vivo che mai. Una manciata di titoli: Nevermind, Ten, Out Of Time, Innuendo, Blood Sugar Sex Magik. Si aggiunga in calce Achtung Baby degli U2, primo atto di una riforma che sarà poi ratificata da Zooropa (1993) e Pop (1997). Tre album e due mega tour mondiali: per la band di Dublino quell’interstizio temporale è stagione di sperimentazione, successo e ricostruzione della propria immagine.
È QUESTO lo scenario da cui muove But We’re Not The Same (Arcana Edizioni) di Daniele Funaro, convinto come Hobsbawm della necessità di mutare i rapporti tra storia, critica e arte. L’autore racconta una rivoluzione attorno al rock lunga un decennio. All’afelio, Bono e soci si ritrovano a lambire le orbite dell’elettronica, della musica industriale, finanche della dance. Contatti che si riveleranno essenziali una volta tornati al perielio: come sottolinea Funaro, lo sperimentalismo dei dischi di questo decennio è in fondo «un tentativo di ricostruire un approccio per certi versi “puro” alla musica e alla composizione, privo delle strutture che si erano creati fino a quel momento, che li avevano portati al successo, ma che erano anche diventate una specie di gabbia».
ALBUM E SPETTACOLI che a modo loro anticipano temi destinati a emergere in primo piano col nuovo millennio: l’invasione mediatica, il consumismo sempre più globalizzato, il dominio dell’immagine sul contenuto, il liberismo dominante, motivi ben presenti nelle performance della band in quegli anni. Concerti tramutati in esperienza multimediale, ma anche in megafono per le voci di Rushdie e delle vittime di Sarajevo. Quello di Funaro è un saggio lucidissimo, composto con metodo rigoroso. Uno studio mirato a restituire vividamente il contesto in cui gli album e i live analizzati prendono vita. Un racconto capace di coinvolgere pienamente anche chi non è propriamente un fan di Bono & co. Il libro viene presentato stasera (ore 18) a Roma presso la sala polifunzionale del centro sportivo Don Pino Puglisi, via Staffano Vai, 41.

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