CULTURA

Quando la nonnaè un’affabulatrice

Incontro con tre scrittrici: George Sand, Louisa May Alcott, Beverly Cleary
ARIANNA DI GENOVAITALIA

È febbricitante e spossata Diane Flochardet quando la carrozza su cui viaggia insieme a suo padre e al postiglione frana rovinosamente su una strada impervia e li costringe a fermarsi nel castello di Piccotorto, un affascinante rudere, ormai disabitato, avvolto da rovi e da cupe leggende. Una sosta obbligata che però cambierà la vita di quegli inquieti viandanti, soprattutto cancellando la tristezza della bambina, divorata da malinconiche febbri per il suo abbandono (era stata mandata in un convento dopo la morte della madre: la seconda moglie di suo padre era troppo frivola per occuparsi di lei). Gli incontri fatati di Diane in quel maniero la condurranno sui sentieri della libera scelta, rendendola non solo felice ma padrona del suo destino.
È questo uno dei leit motiv che ritroviamo in molti dei Racconti di una nonna di George Sand, fiabe e narrazioni che approdano al fantastico che la scrittrice, intorno ai settant’anni, aveva destinato ai sonni e all’intrattenimento delle sue nipoti Aurore (stesso suo vero nome) e Gabrielle, con evidenti intenti educativi diretti all’emancipazione delle adolescenti, spingendole alla ricerca di una «stanza tutta per sé».
PUBBLICATE tra il 1873 e il 1876, questa dozzina di «novelle» (uscite a Parigi in due volumi) sono fra le ultime opere lasciate dall’autrice celebre per la sua indipendenza, le idee socialiste, l’impegno politico a favore delle donne e delle classi subalterne e un’esistenza appassionata sulla scia dei propri desideri, non ultimo quello di vestirsi da uomo fumando la pipa.
La casa editrice Marcos & Marcos ne propone ora sette (con le traduzioni di Silvia Casillo, Noemi Eva Cotterchio e Manuela Serra, pp. 330, euro 18). Fra gli incontri che si fanno sfogliando le pagine, c’è il gigante Yéous, roccia sotto incantesimo a forma di statua che si abbatte come una valanga sulla casa di Miquel portando miseria, ma lui, figlio di uno storpio che chiedeva l’elemosina, con la forza di volontà e un alacre lavoro riscatterà la terra; c’è poi la regina Coax, trasformatasi in rana, che in realtà è una strega assetata di potere: eppure, di fronte all’innocenza di Marguerite, perderà la sua battaglia e la vita. Infine, c’è la poetica storia di Caterina la pastorella, invaghita della nuvola rosa che sembra cantare. Giunta alla pubertà dovrà inerpicarsi su un sentiero di montagna per essere «iniziata» dalla zia Colette. È solo da lei, infatti, che potrà acquisire una sapienza antichissima, la capacità di filare sottile come le nubi, ossia la leggerezza.
RIMANENDO NELL’AMBITO delle figure eccezionali che hanno costellato la letteratura dell’Ottocento, le edizioni Clichy, dopo il successo del primo volume pubblicato nel 2020, propongono ora altri racconti inediti di Louisa May Alcott, l’autrice di Piccole donne. Sono tratti dal secondo volume della raccolta Lulu’s Library, una serie di storie per bambini messe insieme per la prima volta nel 1885. Come per Sand, erano nate come semplici favole della buonanotte per la sua nipotina, l’amata Lulu figlia di sua sorella May (morta improvvisamente dopo due settimane dal parto) spesso ripercorrendo le trame adolescenziali dei racconti con cui lei stessa deliziava le serate in famiglia e con i vicini di casa.
Nuove storie di Natale, perché questo diventarono una volta rilegate in un libro (traduzione di Giovanni Maria Rossi, pp. 280, euro 14), con i loro personaggi legati alle stagioni e alla natura rispecchiano, come rileva anche nell’introduzione Rossi «le pratiche quotidiane della famiglia Alcott e del circolo intellettuale dell’area di Boston, stimolato dal pensiero filosofico di Emerson e di Thoreau: vita all’aperto, al sole e nell’aria pulita, acqua fresca e riposo». In molte protagoniste femminili, nella loro energia prorompente e nel loro benigno incedere nella vita si scorgono i caratteri della libera Jo. Così sarà Fioredigiglio a prendere a cuore le sorti del malevolo elfo Fioredicardo (pur cadendo in un sonno profondo sulle orme della Bella addormentata) e Ondina, la spiritella del mare, a salvare un bambino inghiottito dalle acque, dopo aver superato coraggiosamente mille peripezie, tempeste e fuochi celesti.
È SCOMPARSA invece nel marzo scorso, all’età di 104 anni, un’altra leggendaria scrittrice americana, Beverly Cleary, che fu spinta sulla strada della letteratura dalla sua insoddisfazione di bibliotecaria: non scovava mai libri che, se fosse stata ancora immersa nell’infanzia, avrebbe voluto leggere. Così si dedicò a riempire quel vuoto. Una delle protagoniste più famose delle sue serie è Ramona che vive a Portland, nell’Oregon. L’autrice la seguì dall’asilo fino alla fine delle elementari, narrando così anche un’America in rapido cambiamento tra dissesti sociali e evoluzione della classe media.
Nel 1984 dette alle stampe Caro Mr. Henshaw che arriva in Italia grazie alla casa editrice Il Barbagianni, nella traduzione di Susanna Mattiangeli e con le illustrazioni di Maria Girón perla copertina e Vittoria Dalla Torre per gli interni (pp. 140, euro 13,90). È un romanzo epistolare che nacque, come ha spiegato Cleary stessa, dalla lettura di alcune lettere di figli di divorziati. A scrivere in forma di diario quel diario-confessione è Leigh, bambino solitario che si rivolge all’autore di un libro che la maestra ha proposto in classe (Come far felice un cane). Così, quel fantomatico autore diventa un alter ego - un demiurgo delle emozioni. Leigh compie la sua formazione, anche di apprendista letterato, ragionando intorno a sé grazie a quel virtuale interlocutore, consegnandogli rabbie, momenti felici, paure e, soprattutto, i suoi desideri.

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