VISIONI

Il film di Sorrentino non è per tutti i cinema Netflix fissa un «tetto»

Saranno solo 250, contro le 400 iniziali, le sale italiane a cui verrà «concesso» domani «È stata la mano di Dio»
CRISTINA PICCINOITALIA

In sala domani, dopo la presentazione alla Mostra del cinema di Venezia dove ha vinto il Leone d’argento, È stata la mano di Dio, il nuovo film di Sorrentino è divenuto subito l’evento della stagione cinematografica nazionale grazie all’attesa abilmente costruita dal marketing di Netflix, ma soprattutto all'aura che circonda il nome del regista le cui opere rispondono perfettamente alla funzione di «popolare». Non c'è da stupirsi dunque se i cinema italiani fanno a gara per proiettare questo titolo che rappresenta nelle sue potenzialità una risposta alla crisi – seppure con una risalita nelle ultime settimane – di uno dei settori più colpiti dalla pandemia.
Ieri però Netflix – che ha concesso una finestra di tre settimane prima della diffusione in piattaforma prevista il 15 dicembre – ha fatto sapere che non tutte le 400 sale che lo hanno richiesto potranno proiettarlo restringendo il numero a 250. E questo vale anche per chi aveva ricevuto la disponibilità in un primo momento aprendo persino le prevendite - mentre pare che film più piccoli siano rimasti bloccati dalla «corazzata Sorrentino».
SULLA VICENDA è intervenuta ieri l'Anac– Associazione nazionale autori cinematografici – sottolineando come un'occasione così importante per «riavvicinare gli spettatori allo schermo e al cinema italiano» dovrebbe essere utilizzata in pieno. «L’uscita nelle sale dei film prodotti dalle piattaforme che sono stati premiati al festival di Venezia dovrebbe diventare oggetto di una regolamentazione. La partecipazione al concorso della Mostra e l’ingresso nei premi consente infatti a un film ( ...) non solo una fama internazionale ma anche un notevole incremento del suo valore economico» si legge ancora nel comunicato di Anac che invita sulla questione a allinearsi alla politica del festival di Cannes dove i distributori dei film in concorso si impegnano a consentirne senza limiti la distribuzione nelle sale francesi,
La questione però è un po' più complessa: il festival di Cannes ha posto un «veto» - per il solo concorso - ai film Netflix a causa della mancata distribuzione in sala. Questa «censura» però non ha disturbato la piattaforma - e nemmeno le altre - che continua a produrre film di grandi registi molti dei quali non escono affatto - pensiamo a Mank di Fincher. Dall’altra parte la scelta di Cannes comporta delle rinunce nella selezione - è chiaro che Thierry Frémaux, il direttore artistico avrebbe voluto il film di Sorrentino un autore sempre presente nella selezione francese.
ANCHE quando Roma di Cuaron vinse il Leone d'oro le polemiche non mancarono riguardo la sua distribuzione in sala; eravamo però prima della pandemia, Netflix aveva bisogno di conquistare il proprio spazio nel sistema cinematografico, e di presentarsi come un «valore» per il cinema – poco dopo venne anche modificata la modalità di accesso agli Oscar permettendo alla piattaforma di concorrere.
A Netflix come agli altri colossi dello streaming delle sale però interessa ed è sempre interessato poco, l’evidenza di questi due anni era già lì, la pandemia ha non solo accelerato un processo già in atto ma mutato molti equilibri spingendo allo streaming anche major come la Disney. È perciò un errore di valutazione (?) pensare alle piattaforme come dei riferimenti per il sistema cinematografico, piuttosto vale il contrario ovvero la loro politica è quella di una cancellazione della distribuzione in funzione dei loro guadagni in crescita grazie alla situazione del mondo nell’era del Covid. La soluzione non è dunque il divieto alla Cannes ma deve essere politica, e non solo riguardo i rapporti coi festival - Venezia o Cannes : c’è bisogno di una regolamentazione complessiva ( tasse, investimenti, obblighi ecc ...) - nei singoli paesi e a livello globale. Non è facile arrivati a questo punto perché le contraddizioni sono molte, e se si parla dei festival cosa dovremmo dire degli Oscar massimo riconoscimento del cinema? A proposito: non è proprio il film di Sorrentino - piattaforma o meno – quello che l’Italia ha candidato alla statuetta?

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