EUROPA

Bielorussia, l’Ue stanzia 700mila euro per l’assistenza di emergenza ai migranti

L’ESTONIA CHIAMA I RISERVISTI PER COSTRUIRE UNA BARRIERA AL CONFINE CON LA RUSSIA
CARLO LANIApolonia/bielorussia/europa

Dopo giorni in cui a prevalere è stata un’inutile fermezza, qualcosa si muove per i migranti bloccati alla frontiera tra Polonia e Bielorussia. L’Unione europea ha infatti deciso di stanziare 700 mila euro in aiuti umanitari che serviranno per rifornire i disperati accampati in un territorio in cui di notte le temperature scendono a 3 gradi sotto lo zero di viveri, kit igienici, coperte e materiale di primo soccorso che, autorità di Minsk permettendo, potrebbero essere distribuiti dalle ong. «Chiedo un accesso continuo alle organizzazioni umanitarie di entrambe le parti per raggiungere questo grande gruppo di rifugiati e migranti e fornire loro assistenza urgente», ha detto ieri il commissario Ue per la gestione delle crisi Janez Lenarcic, per il quale la Commissione europea sarebbe pronta a fornire «ulteriori finanziamenti».
È solo un primo passo, ma è pur sempre qualcosa in una situazione nella quale finora i migranti sono stati considerati dalla Polonia, e più in generale dall’Unione europea, più come nemici che come le vittime delle manovre del presidente bielorusso Alexandr Lukashenko. E non è escluso che nei prossimi giorni si possa arrivare a qualcosa di ancora più concreto, con la Germania e in particolare Angela Merkel protagonista di una possibile soluzione della crisi. Ieri la cancelliera ha sentito per la seconda volta in pochi giorni Lukashenko al telefono e i due avrebbero concordato le azioni da intraprendere per mettere la parola fine a un’emergenza che dura ormai quattro mesi. Azioni che - secondo l’agenzia di stato bielorussa Belta - dovrebbero vedere l’avvio di un confronto tra Minsk e le istituzioni europee. Non si tratta di un riconoscimento della legittimità del regime, ha comunque tenuto a precisare un portavoce del governo tedesco per il quale, per migliorare la situazione umanitaria, «ha senso parlare anche con coloro che hanno l’opportunità di cambiare le cose a Minsk».
Si tratta comunque di una strada in salita. Da parte sua Lukashenko chiede infatti il ritiro delle sanzioni varate da Bruxelles contro la Bielorussia (le ultime, lunedì scorso, colpiscono direttamente lui) e anche se non ci sono conferme ufficiali è praticamente scontato che, se davvero si dovesse aprire uno spiraglio alla trattativa, il dittatore rimetterebbe la richiesta sul tavolo. Con quali esiti è tutto da vedere considerate le riserve avanzate anche da Mario Draghi: «L’uso dei migranti è diventato uno strumento, diciamo gentilmente, di politica estera», ha detto ieri il premier italiano a margine di un incontro con l’omologo albanese Edi Rama. Draghi ha anche detto di non avere notizia di un Consiglio europeo straordinario come richiesto da Varsavia.
In attesa di sviluppi si prosegue con il lavoro diplomatico La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha incontrato la premier estone Kaja Kallas con al quale ha discusso su come fermare gli «attacchi ibridi» di Lukashenko. L'Estonia è un altro dei Paesi preoccupati dalle possibili conseguenze delle azioni di Lukashenko al punto da richiamare 1.700 riservisti che, nel corso di un'esercitazione che durerà fino al 25 novembre, dovranno anche costruire una barriera di filo spinato lungo i 40 chilometri di confine con la Russia. «Quello che sta accadendo in Polonia, Lituania e Lettonia richiede un rafforzamento anche delle infrastruttura di confine in Estonia», ha spiegato il capo della polizia di frontiera del Paese.
Intanto Frontex si prepara in accordo con le autorità di Varsavia a rimpatriare 1.700 iracheni che si trovano in Polonia, mentre oggi dovrebbe esserci il primo volo organizzato da Baghdad per riportare nel Paese gli iracheni che si trovano alla frontiera bielorussa. Infine anche il Libano ha deciso di riservare i voli diretti a Minsk ai soli cittadini bielorussi.

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