INTERNAZIONALE

Via alle sanzioni, Unione europea contro la Bielorussia

Nel mirino 166 persone e 15 società, compresi Lukashenko e suo figlio. La reazione: «Non ci spaventano, ci difenderemo»
CARLO LANIAbielorussia/europa

«Abbiamo approvato un nuovo quadro di sanzioni che ci permetterà di colpire tutte le persone coinvolte nei flussi migratori dalla Bielorussia verso l’Ue», annuncia Josep Borrell una volta finito il vertice dei ministri degli Esteri dei 27.
E’ IL PREVISTO via libera al nuovo pacchetto, il quinto, di misure restrittive contro il regime di Alexandr Lukashenko che dall’estate non si fa scrupolo di usare centinaia di disperati in fuga per la sua guerra contro l’Europa. Per farlo Bruxelles ha modificato il campo di applicazione delle sanzioni ampliandolo agli «attacchi ibridi» - come vengono definite le forzature esercitate da Minsk - e alla strumentalizzazione dei migranti. Ad essere sanzionate questa volta sono 166 persone per le quali è previsto il divieto di viaggio nell’Ue e il congelamento dei beni, oltre a 15 società. Tra i personaggi colpiti dalla restrizioni ci sono lo stesso Lukashenko e suo figlio Viktor, consigliere per la sicurezza nazionale, ma anche figure chiave del regime, membri di alto libello del sistema giudiziario e diversi protagonisti dell’economia bielorussa. Allo studio anche sanzioni contro e le compagnie aeree che trasporterebbero i migranti dai Paesi di origine e di transito fino in Bielorussia a partire da Belavia, la compagnia di bandiera bielorussa. Borrell infine ha ricordato come l’Unione continui a «sottolineare l’inaccettabile repressione in corso da parte del regime contro la sua stessa popolazione in patria».
LA RISPOSTA di Lukashenko non si è fatta attendere, e come al solito non sono mancati toni aggressivi verso l’Europa. «Ci spaventano con le sanzioni. Ok, vediamo. Pensano che scherzi, che abbia parlato e basta. Niente del genere. Ci difenderemo. Non arretreremo», ha detto il dittatore parlando nel corso di una riunione. Poi, come provocazione, si è detto pronto a trasportare i migranti in Germania se la Polonia non aprirà un corridoio umanitario, ma anche a rimpatriare i migranti che lo vorranno. Ma sono «testardi e non vogliono andarsene» ha spiegato. Ieri comunque Belavia ha annunciato di aver sospeso i voli da Dubai a Minsk per i cittadini di Iraq, Siria, Yemen e Afghanistan.
DIFFICILE dire se per i migranti, che continuano a essere ostaggi di Minsk ma anche dell’Ue che si rifiuta di accoglierli (i confini dell’Ue non sono aperti «in modo illimitato», ma solo a «ingressi legali», ha ripetuto Borrell), le cose potranno migliorare nelle prossime ore. Ieri, proprio mentre le forze di sicurezza di Lukashenko spingevano un’altra carovana di uomini, donne e bambini verso il confine con la Polonia, il ministro degli Esteri bielorusso Vladimir Makei avrebbe assicurato a Borrell che provvederà a garantire assistenza ai migranti permettendo anche l’ingresso alle organizzazioni umanitarie dell’Onu. Nel frattempo giovedì prossimo, 18 novembre, ci sarà il primo volo organizzato da Baghdad per riportano indietro gli iracheni che accetteranno di essere rimpatriati. Secondo il ministero degli Esteri iracheno ammassati al confine tra Polonia e Bielorussia ce ne sarebbero 571 «divisi in otto campi», anche se non è possibile avere stime precise vista l'estensione della frontiera, 680 chilometri, ma soprattutto il fatto che molti non vogliono tornare in Iraq.
LA SITUAZIONE ai confini bielorussi resta comunque tesa. La Lituania, che come la Polonia ha proclamato lo stato d’emergenza e avviato la costruzione di un muro, ha chiesto di creare un no fly zone su Minsk per impedire agli aerei con i migranti di atterrare. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha invece telefonato al presidente dell’Ucraina Volodymir Zelensky per discutere la situazione sul confine polacco-bielorusso, spiegando che «la partnership Ue-Ucraina non vacilla di fronte alle sfide globali e regionali condivise». Si è mossa anche la cancelliera tedesca Angela Merkel che ha telefonato a Lukashenko. 50 minuti di confronto durante i quali è stata affrontata «la difficile situazione alla frontiera fra Bielorussia e Unione europea e la necessità di aiuti umanitari per i rifugiati e i migranti che si trovano sul posto». Anche il presidente Sergio Mattarella è intervenuto definendo «sconcertante» quanto avviene ai confini dell'Europa.

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