VISIONI

Nostalgia canaglia:il progetto virtuale degli Abba avatar

Un disco in uscita oggi «Voyage» e una serie di concerti a Londra nel maggio 2022, sfruttando la tecnologia 4d
STEFANO CRIPPAsvezia

Un alone vagamente necrofilo ammanta le operazioni nostalgia che hanno (ri)portato e (ri)porteranno (Covid permettendo), decine di icone pop passate a miglior vita nuovamente sul palcoscenico. Non chiamatelo effetto Lazzaro, ma prodigi della tecnologia in 4D. Accanto al (lucroso) business del caro estinto, c’è chi come i quattro Abba vivi e vegeti hanno deciso di ripristinare ‘il nome in ditta’ - a quarant’anni dal suo accantonamento - e gettarsi nuovamente nella pazza folla. Ma con metodo. Così Benny Anderson e Bjorn Ulvaeus – i due maschietti autori di testi e musiche, nonché creatori di musical di successo – e le due signore, Anni-Frid Lyungstad in arte Frida (nel 1982 anche un album di successo solista con un singolo a firma Phil Collins, I know there’s something going on) e Agnetha Faltskog, hanno annunciato lo scorso settembre un mega progetto.
Abba Voyage si declina infatti in un album - in uscita oggi per i tipi della Universal – ma soprattutto in uno spettacolone virtuale che li vedrà riuniti – ma in versione digitale – con una band – questa sì in carne ed ossa e dal vivo – di 10 elementi in uno spazio costruito appositamente, la Abba Arena, presso il Queen Elizabeth Olympic Park a Londra a partire dal 27 maggio 2022. Gli Abba versione avatar sono già un successo: il disco solo in pre-order viaggia intorno alle 100 mila copie (fisiche, un’enormità in tempi di streaming…) e soprattutto il tour ha venduto oltre 250 mila biglietti. Dati riferiti - va detto per onor di cronaca - ai soli primi tre giorni dall’annuncio.
L’ENNESIMO record del quartetto svedese: dopo le mille settimane in classifica della raccolta Abba Gold nelle charts inglesi, su TikTok, i contenuti con l'hashtag #ABBA hanno da poco raggiunto un miliardo di visualizzazioni, senza che il catalogo fosse ufficialmente accessibile sulla piattaforma. «È passato un po’ di tempo – hanno spiegato i quattro artisti – da quando abbiamo fatto musica insieme. Ci siamo presi una pausa dalla primavera del 1982 e ora abbiamo deciso di terminarla. Dicono sia avventato aspettare più di 40 anni tra un album e l’altro, quindi abbiamo registrato un seguito di The Visitors. A dire il vero, l’ispirazione principale per tornare di nuovo in studio di registrazione viene dal nostro coinvolgimento nella creazione del concerto più strano e spettacolare che sia mai stato possibile immaginare. Saremo in grado di sederci tra il nostro pubblico e guardare le nostre controparti digitali eseguire le nostre canzoni su un palco in un’arena costruita su misura a Londra».
TECNOLOGIA 4D certo, ma applicata al passato, perché ormai nello show business ognuno reclama una fetta di pubblico. Così accanto ai fautori del featuring per spingere brani e artisti più in alto che si può nelle classifiche con canzoncine da tre minuti scarsi, formula matematica per garantirsi passaggi radio, coesiste una frangia di pubblico ageé, duro e puro, incatenato all’effetto nostalgia. I quattro Abba puntano dritti a loro e i dieci nuovi (vecchi?) brani sono perfettamente in linea con il trend. «Sapevamo che se ci fosse stato uno show - sottolinea Benny - avremmo dovuto avere anche canzoni nuove da inserire in scaletta... quando dopo 39 anni siamo tornati in studio, era come se il tempo non fosse mai trascorso». Ergo un distillato di Settanta e Ottanta che fa quasi tenerezza: I still have faith in you apre le danze, ballatona dove le armonizzazioni di Frida e Agnetha si fondono con l’orchestra, mentre When You Danced with me insegue fantasmi oltre i fiordi pescando a piene mani nella tradizione nordica tra stig vals, hambo, polkette , scottish e polske. Little things è il canto natalizio composto ad hoc (non fatelo ascoltare a Michael Bublè...) con tanto di coretti fanciulleschi.
E poi le (auto) citazioni di Don’t Shut Me Down che rimanda a Dancing queen, o Keep An Eye on You costruita sulla sequenza di note di S.O.S fino ad esplodere in un 4/4 di pura disco. Tutto apparecchiato e a misura di fan, persino l’overture finale: Ode to Freedom. Ode alla libertà...

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