VISIONI

E poi il mostro dove lo metto?

Maboroshi
MATTEO BOSCAROLGIAPPONE

Nei kaiju eiga, i film con mostri alla Godzilla o Mothra per intenderci, che fin dal 1954 hanno punteggiato la storia del cinema commerciale giapponese, e di recente anche quella occidentale, le scene finali sono di solito quelle in cui avviene lo scontro decisivo fra questi bestioni. Alla fine della battaglia, il vincitore si ritira nell’oceano, se Godzilla, o se ne vola via, se Gamera, mentre lo sconfitto giace a terra in mezzo alla distruzione del paesaggio urbano e così di solito finisce il film. Quel che succede alla carcassa del kaiju morto dopo e come viene ripulita la zona sono le curiose domande a cui cerca di rispondere un nuovo lungometraggio, Daikaiju no atoshimatsu (La pulizia del grande kaiju), in uscita nelle sale dell’arcipelago il prossimo febbraio.
Si tratta di un film che di speciale non ha solo la storia, mai nessuno aveva pensato di indagare, almeno sul grande schermo, ciò che avviene dopo le battaglie fra i vari kaiju, ma che ha anche la particolarità di essere stato prodotto insieme da due delle compagnie cinematografiche più grandi e prestigiose del cinema giapponese, Toei e Shochiku, e si tratta di una collaborazione unica, la prima fra i due colossi in più di settanta anni di storia.

Il film è scritto e diretto da Satoshi Miki, già autore di successo per teatro e televisione e negli ultimi due decenni anche di lavori per il grande schermo, spesso presentati al FarEast di Udine, come Adrift in Tokyo del 2007 e Instant Swamp di due anni successivo. Tutti i film di Miki, ma anche i lavori per la televisione, sono permeati da una comicità leggera e quasi surreale che creano un’atmosfera originale e subito riconoscibile.
Come scritto più sopra, il film si svolge nel periodo successivo all’uccisione di un enorme kaiju, lungo più di 350 metri, quando un membro delle forze speciali giapponesi, interpretato da Ryosuke Yamada, assieme a un esperto di demolizioni, Joe Odagiri, è impegnato a smaltire il cadavere del mostro e ripulire la vasta zona occupata dal lucertolone ormai ridotta ad un cumulo di macerie. A complicare e rendere la situazione più tragica, c’è il gas che viene emesso dal cadavere del mostro e che potrebbe creare delle forti esplosioni. Toshiyuki Nishida, attore onnipresente in molti film targati Shochiku degli ultimi cinquant’anni, da ricordare almeno la lunga serie comica Tsuribaka nisshi e alcuni lavori di Yoji Yamada, interpreta qui il ruolo del primo ministro del paese asiatico, continuamente impegnato a tenere la situazione sotto controllo e a mantenere il suo governo a galla.

Il progetto fu annunciato già alcuni anni or sono, ma la pandemia ne ha rallentato inevitabilmente la produzione e anche se non si hanno notizie più dettagliate della trama, finora è stato diffuso solo un breve teaser trailer, non sembra improbabile che il film possa rappresentare un’ideale continuazione, in uno stile completamente diverso naturalmente, di Shin Godzilla di Hideaki Anno. Nel senso che, se il film del 2016, oltre ad essere un kaiju eiga di altissimo livello, era anche una feroce satira sull’incapacità della politica giapponese a reagire prontamente in caso di disastri, naturali o creati dall’uomo, Daikaiju no atoshimatsu sembra operare sullo stesso livello. Forse, cercare di liberarsi della gigantesca carcassa del mostro è un’allegoria del modo in cui il Giappone affronta e reagisce ai vari disastri che si sono abbattuti sul paese in questi ultimi decenni, non solo il terremoto e lo tsunami dell’undici marzo 2011, ma anche tifoni e frane che ogni anno sempre più numerosi colpiscono l’arcipelago.

matteo.boscarol@gmail.com

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