COMMENTO

Tra imprese e lavoratori finisce 10 a 2

La partita del Bilancio
ROBERTO ROMANOITALIA/ROMA

Forse non siamo un paese di estrema sinistra; forse gli opportunisti e il denaro nascosto sotto il materasso sono “verticalmente integrati” (i ricchi per abitudine, i poveri per necessità - evasione).
II Forse è il tempo che ci tocca vivere, quello dell’assenza di “persone perbene” al governo (il termine perbene non è mio, ma preso in prestito da economisti che hanno segnato l’evoluzione intellettuale del nostro Paese; essi associavano l’attributo senza moralismo, eppure con estremo rigore politico a coloro che tentavano di innalzare il benessere della società nel suo complesso).
NON HA IMPORTANZA quale delle rappresentazioni sia più veritiera o verosimile. Esistono infatti anche una storia e una letteratura che, pur nel dominio del liberismo, assegnano il compito di governare il paese senza misurare il successo e l’opportunità delle azioni da intraprendere in funzione di un consenso mediatico usato strumentalmente. La legge di Bilancio non è uno strumento di marketing politico, né uno strumento di comunicazione. Cari Draghi e Franco, ricordo solo alcune questioni note e poi arriviamo alla legge di Bilancio per il 2022 vera e propria.
Vale la pena ricordare che si definisce politica economica l’insieme degli interventi con i quali le autorità pubbliche indirizzano il sistema economico verso la realizzazione di determinati obiettivi; mentre per politica fiscale (finanziaria) si intende l’insieme delle azioni di politica economica realizzate mediante il prelievo, la gestione e l’impiego di risorse finanziarie da parte dell’amministrazione pubblica; l’economia pubblica deve perseguire almeno quattro obiettivi: individuare la migliore allocazione delle risorse e ripartirle tra privato e pubblico; assicurare che la crescita del paese sia in linea con la crescita demografica e l’innovazione tecnologica; stabilizzare la crescita del reddito del paese e intervenire qualora si manifestasse una crisi, sia essa di eccesso di crescita che di bassa crescita; realizzare una corretta distribuzione del reddito, per evitare che la ricchezza si concentri nelle mani di gruppi sociali ristretti.
LA LEGGE DI BILANCIO 2022-24 ha i tratti appena indicati? Il documento programmatico di bilancio 2022, cornice della Legge di Bilancio, delinea gli interventi che dobbiamo attenderci? Usando una metafora calcistica, i ricchi e le imprese vincono 10 a 2 contro i lavoratori e pensionati. Josè Mourinho, in condizioni di parità, avrebbe già messo in tribuna i giocatori che avessero permesso questa disfatta; nella realtà Mourinho se l’è presa con l’arbitro e non con i propri giocatori che si sono seriamente impegnati. Noi non possiamo fare come Mourinho: la classe dirigente (arbitrale) è troppo parziale e accondiscendente con i più forti. Le misure finanziarie su “salute e sicurezza” sono inguardabili. Speriamo che almeno ci siano interventi legislativi più pertinenti delle risorse stanziate (40 milioni). La tanto declamata riforma degli ammortizzatori sociali (1,5 miliardi) potrebbe essere riassunta in questo modo: è come svuotare una barca piena d’acqua con un mestolo, sebbene non bucato. Per una riforma appena decente servirebbero almeno 5 miliardi, il minimo sindacale per fare qualcosa di sensato.
SE SI PRENDESSERO le risorse per contrastare il caro bollette (2+2 miliardi) e fossero utilizzate per una migliore riforma degli ammortizzatori sociali l’impatto complessivo sarebbe verosimilmente più efficace. Ma l’arbitro sembra non essere interessato. La riforma previdenziale non è una riforma bensì un accompagnamento alla Fornero, che prevede 600 milioni. Sarebbero coinvolte 26 mila persone. La Fornero produce poveri pensionati e giovani disorientati, ma è un problema che altri dovranno affrontare, non noi; questo almeno sembra essere il non troppo velato pensiero dell’attuale arbitro. Sul punto la Cgil ha 3 miliardi di ragioni.
LE IMPRESE? CASPITA, nemmeno nei tempi più belli il comparto era riuscito a raggiungere così tanti obbiettivi contemporaneamente. Il sostegno alle imprese è maggiore delle risorse destinate agli ammortizzatori e alle pensioni: 6 miliardi nel biennio. Denaro “gratis” e per investimenti che sarebbero costrette a fare comunque. Se le imprese capitalistiche non investono, perché chiamiamo ancora i nostri imprenditori “capitalisti”? Caro Draghi e Franco, perché non facciamo un bello scambio nel mercato riparatore del calcio mercato: i lavoratori e i pensionati cedono le proprie risorse alle imprese e si prendono quelle delle imprese. Possiamo almeno pensare a uno scambio alla pari?
Sui giornali si discute molto dell’anticipo di una parte della riforma fiscale. Il saldo finanziario è di 6 miliardi per il 2022 e 800 milioni per il 2023. È tanto o poco? Ogni volta si stanzia più o meno quella cifra (chi si ricorda Tremonti e Berlusconi?), ma alla fine l’effetto è nullo. È meglio che la riforma venga fatta passo dopo passo e senza nessun anticipo. Così non ha senso. Da quello che poi si legge, i ricchi, con tutte le cautele del caso, hanno sempre qualcosa in più da guadagnarci. Evitiamo anticipi e facciamo le cose seriamente.
IL QUADRO È DESOLANTE. Ovviamente non mancano anche alcuni aspetti interessanti. La sanità sarà interessata da un parziale aumento di risorse, quasi 6 miliardi sul triennio, ma il punto è questo: le risorse sono fondamentali, ma il governo della sanità lo è ancora di più. La regione Lombardia insegna. Abbiamo anche nuovi investimenti pubblici, ulteriori 2 miliardi, ma sono aggiuntivi o legati al PNRR?
Servono correttivi e abbastanza importanti. Il Paese deve almeno realizzare un importante principio liberale: tutti devono partire dallo stesso punto di partenza. Almeno questo deve essere concesso alla squadra di pensionati e lavoro.

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