INTERNAZIONALE

Lasso dichiara lo stato d’emergenza. Indigeni e lavoratori: misura anti-proteste

ECUADOR
DAVIDE MATRONEECUADOR

In Ecuador è stato dichiarato lo stato di emergenza come previsto negli art. 164, 165 e 166 della Costituzione che riconosce al presidente il potere di decretarlo in tutto o in parte del territorio nazionale, in caso di grave crisi a interna o calamità pubblica.
Con il decreto esecutivo si dispone la mobilitazione delle forze armate in 9 regioni, con la collaborazione della polizia nazionale, per i prossimi due mesi. Nel resto delle regioni si dispone che la polizia aumenti controllo e vigilanza.
Secondo il presidente Lasso, le misure eccezionali – già attive dal 18 ottobre – sono state adottate a causa dell’incremento di delitti in tutto il territorio nazionale, in particolare del tasso di omicidi intenzionali (10,62 per ogni 100mila abitanti). Secondo i dati della polizia, nel 2016 era del 5,81.
DOPO SOLO CINQUE MESI di governo, per il neo presidente Lasso le grane sembrano non finire mai. Negli ultimi mesi si registra una serie di flop politici e scandali che vedono il primo mandatario dell’Ecuador in caduta di consensi in modo vertiginoso. Fino ad agosto, Lasso registrava un consenso popolare che andava oltre il 70%; secondo gli ultimi sondaggi si registra un calo tra il 10% e il 30%.
Quattro fatti hanno eroso la sua alta popolarità. Il primo è la bocciatura del progetto di legge «Creando opportunità» che non ha avuto l’appoggio dell’Assemblea nazionale per chiari vizi d’incostituzionalità. Il partito Creo e i suoi alleati hanno un’esigua pattuglia di parlamentari (26 su 130): per le riforme si dovrà sempre negoziare con le opposizioni. Al momento sembra non ci sia nessun margine di concertazione con Unes (49 parlamentari), Pachakutik (27), Izquierda Democratica (19) e Partito Social Cristiano (17).
Il secondo fattore è legato alle continue crisi nelle carceri a febbraio, luglio e settembre che hanno già provocato un bagno di sangue: quasi 250 morti nel 2021 (170 nel periodo di gestione Lasso, +120 rispetto al 2020) tra i detenuti dei principali penitenziari del paese (Guayaquil, Latacunga e Quito). Il terzo è lo scandalo «Pandora Papers»: Lasso, con il presidente cileno Piñera e il domenicano Abinader, sarebbe coinvolto in un occultamento di capitali verso società off-shore. Secondo il Consorzio internazionale di Giornalisti di Ricerca, Lasso avrebbe avuto legami con 10 compagnie off-shore e fidocommissioni a Panama, Dakota del sud e Delaware.
INFINE, LE PROTESTE, cresciute nelle ultime settimane, che hanno visto protagonisti gli agricoltori della regione del Guayas (costa sud), gli agricoltori, i lavoratori e i docenti della regione del Carchi e d’Imbabura (cordigliera nord) e i movimenti indigeni in molte regioni e che hanno bloccato molte arterie del paese. Tra i principali oppositori al governo Lasso c’è il presidente della Conaie (Confederazione delle nazionalità indigene dell’Ecuador), Leonidas Iza: lo stato di massima allerta, ha detto, ha altre finalità oltre alla sicurezza.
In un’intervista a Radio Sonorama il leader indigeno afferma che queste misure sono messe in atto per contrastare le manifestazioni previste per il prossimo 26 ottobre. E ha reiterato la ferma volontà del movimento indigeno di continuare lo sciopero per la mancanza di dialogo da parte del governo in merito all’aumento incontrollato del prezzo della benzina (+ 20% negli ultimi 4 mesi).
Intanto la militarizzazione del territorio, iniziata a fine luglio con la crisi carceraria, durerà altri due mesi. Le organizzazioni sociali e i lavoratori hanno già rigettato le misure restrittive. Il neoliberismo mostra i suoi denti affilati.

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