VISIONI

Addio a Franco Cerri, quel tocco swing di un chitarrista jazz

Morto a 95 anni il musicista milanese, una carrieratra dischi e collaborazioni: Holiday, Reinhardt, Konitz
LUIGI ONORIITALIA/MILANO

È morto a 95 anni a Milano il chitarrista, contrabbassista e compositore Franco Cerri. A darne la notizia il figlio Nicholas condividendo un post su Facebook. Immediato il compianto e il ricordo per un artista presente sulla scena del jazz (e della musica) italiana ed europea fin dal 1945 e attivo fino ad una manciata d’anni fa. Del resto è impossibile non averlo a cuore perché Cerri – come sa chiunque lo abbia conosciuto e/o sentito la sua musica – aveva in sé riunite, con grande naturalezza, molte doti umane e musicali: eleganza, classe strumentale, intelligenza arguta ed ironia (anche autoironia), cordialità, simpatia e facilità comunicativa, rigore e coerenza, bravura e duttilità musicale, un senso non comune del «fare squadra», un ottimo rapporto con i giovani.
L’AMICO pianista-compositore-didatta Enrico Intra (fondarono, insieme al musicologo Maurizio Franco, nel 1986 l’associazione «Musica Oggi», con i «Civici Corsi di Jazz» a Milano) dando conferma della morte di Cerri ha infatti affermato: «Abbiamo suonato insieme per mezzo secolo abitando insieme questo mondo del suono cui mancherà un ottimo docente di chitarra, perché Franco riusciva a comunicare tutta la sua esperienza e personalità d’uomo (…) era fortunato chi lo frequentava e quindi anche gli studenti». Sì, è stato fortunato chi lo ha frequentato perché la sua musica, costruita con passione e sacrificio, mostrava pienezza di vita e positività, pur sapendo essere pensosa, a volte dolente.
L’AVEVA RACCONTATA nell’autobiografia Sarò Franco del 2013 (con Pierluigi Sassetti, Arcana Jazz), definita «un memoir in forma aforistica». E lui stesso aveva scritto: «Mi chiamo Franco Cerri e faccio del jazz con la chitarra. Suono la chitarra perché ne sono rimasto affascinato fin da piccolo (…) mi piace la forma: sinuosa, elegante, qualcosa di molto vicino al corpo femminile. Ma soprattutto (…) il suono mi ha fatto impazzire». Cerri – ha scritto Maurizio Franco – è stato un «caposcuola della moderna chitarra elettrica in Italia (…) un artista di fama europea e un grande divulgatore del jazz (…) possiede un senso naturale dello swing e un fraseggio costruito con sorprendenti frasi staccate».
Una vita dedicata tutta alla musica, iniziata nel 1945 con Gorni Kramer, segnata da collaborazioni con quasi tutti i jazzisti nonché musicisti e cantanti italiani (dal Quartetto Cetra a Nicola Arigliano) e con moltissimi «stranieri»: da Billie Holiday a Django Reinhardt, da Lee Konitz a Jim Hall. Più di 750 le sue presenze televisive, oltre ai numerosi programmi radiofonici divulgativi. Nella sua discografia si sommano una cinquantina di album e ci piace citare 1945-1990 Franco Cerri di jazz in jazz (1990) , A Django. En souvenir de Milan (1995), Cerri-Intra Ensemble from Milan to Brussels (1997), Ieri & Oggi (2004), E venia da’ campi che di Cerri sentia (2008). In tutti si ascolta «uno stile Cerri» (Vittorio Franchini): unico, creativo, elegante. Ci mancherà.

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