POLITICA

Natalità sottozero, Draghi e il papa: senza figli non c'è futuro

LUCA KOCCIITALIA/ROMA

È un coro unanime che si lamenta per il calo delle nascite ed esorta a fare figli quello che si è levato ieri dall’auditorium della Conciliazione, dove si sono svolti gli Stati generali della natalità, kermesse politico-economica-ecclesiastica convocata dal Forum nazionale delle associazioni familiari, guidato da Gigi De Palo.
Governo (il presidente del consiglio Mario Draghi, la ministra per la famiglia Elena Bonetti e quello dell’istruzione Patrizio Bianchi), Chiesa cattolica (papa Francesco), mondo della finanza (Marco Sesana di Generali, Sara Doris di Mediolanum), delle imprese (Carlo Tamburi di Enel), dell’informazione (il presidente della Rai Marcello Foa, Chiara Bidoli di Rcs, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio) e dello sport (Ciro Immobile insieme alla moglie Jessica) tutti concordi a sottolineare la necessità di fermare il calo demografico e a rilanciare la «responsabilità» di fare figli per la «sostenibilità» e il «futuro» del Paese. Con la convinzione, risuonata in molti interventi – a cominciare da quelli di Draghi e papa Francesco, in forte sintonia fra loro –, che la soluzione sia già pronta: l’assegno unico universale varato dal governo. Che però – come spiega bene l’articolo in questa stessa pagina – presenta numerose ombre. E soprattutto non interviene sulle falle strutturali, come il diritto all’abitare, il lavoro, i servizi sociali, gli asili nido, la scuola.
«IL DECLINO DEMOGRAFICO è un’emergenza non solo italiana ma europea», ha detto aprendo i lavori De Palo, ex presidente delle Acli di Roma, ex assessore alla famiglia nella giunta capitolina guidata da Gianni Alemanno, da sei anni alla guida del Forum delle associazioni familiari, rete nazionale di area cattolica impegnata a stimolare i governi ad attuare politiche pro famiglia. «Le donne italiane – parola di De Palo – vorrebbero due figli e invece ne fanno in media solo 1,24», così come «l’80% dei giovani italiani ne vorrebbe due o e anche di più». È un tema, allora, «che ha che fare con i desideri e i sogni degli italiani», ma anche con la tenuta del Paese, che rischia di «crollare» perché – prosegue – «gli anziani vivono sempre più a lungo, ma se diminuiscono i giovani, cosa accadrà tra una decina di anni?
BANALMENTE: chi pagherà le pensioni se si assottiglia il numero di chi paga le tasse? Potremo ancora permetterci una rete di servizi sociali per i più fragili adeguata se crolla il numero dei lavoratori? La sanità sarà ancora gratuita, se ogni mille lavoratori ci sono circa seicento pensionati? La natalità è la nuova questione sociale, se non interveniamo ora, crolla tutto».
IL PROBLEMA QUINDI, secondo il presidente del Forum famiglie, è solo il calo della natalità: 404mila bambini nati nel 2020, il 30% in meno rispetto a dieci anni fa, e nel 2021 la stima dell’Istat dice che i nuovi nati saranno fra 384 e 393mila. Evasione fiscale, precarietà occupazionale, lavoro nero e sommerso non esistono.
TEMI CHE DRAGHI introduce nel suo intervento. «Per decidere di avere figli, i giovani hanno bisogno di tre cose: di un lavoro certo, una casa e un sistema di welfare e servizi per l’infanzia. In Italia, purtroppo, siamo indietro su tutti questi fronti». Poi però anche il presidente del consiglio batte il tasto della diminuzione della natalità: «Un’Italia senza figli è un’Italia che non ha posto per il futuro, è un Italia che lentamente finisce di esistere». E indica la risposta, già messa in campo dal governo, ovvero l’assegno unico universale, un provvedimento non una tantum ma strutturale. Anzi, assicura Draghi, «una di quelle trasformazioni epocali su cui non è che ci si ripensi l’anno dopo». Oltre a una serie di «misure a favore di giovani, donne e famiglie, presenti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza», di cui però non si conosce bene né la natura né l’entità.
PAPA FRANCESCO, che interviene subito dopo Draghi, è in grande sintonia con il premier. Concorda con la diagnosi: «Senza natalità non c’è futuro». E anche con la terapia: «Finalmente in Italia si è deciso di trasformare in legge un assegno, definito unico e universale, per ogni figlio che nasce». Solleva alcuni problemi sul tema occupazione che riguardano «l’incertezza del lavoro» e la condizione femminile («penso alle donne che sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia»). Ma torna con insistenza sulla questione delle politiche sociali («urge offrire ai giovani garanzie di un impiego sufficientemente stabile, sicurezze per la casa») e soprattutto familiari: «È necessario – conclude il pontefice – dare stabilità alle strutture di sostegno alle famiglie e di aiuto alle nascite. Sono indispensabili una politica, un’economia, un’informazione e una cultura che promuovano coraggiosamente la natalità».

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