VISIONI

Blue Gene Tiranny e quell’incanto di mondi lontani

ANTOLOGICO
NAZIM COMUNALEUSA

Collaborazioni con Iggy Pop (andò in tour con The Stooges ad inizio anni settanta), Robert Ashley, Laurie Anderson, una musica imprendibile e felicemente ambigua che porta chi ascolta in qualche luogo irragiungibile e familiare tra pop e avanguardia ed ora un vaso di Pandora di sei cd per l’ottima Unseen Worlds che ci ha già regalato perle come Carl Stone o Silvia Tarozzi, a coprire i quasi sessant’anni di carriera di Robert Sheff: al secolo «Blue» Gene Tiranny, pianista, compositore, improvvisatore americano che ha personalmente compilato questo monumentale box che ha poi assunto la funzione di un testamento, stante la morte dell’artista a fine 2020.
TRA QUASI spoken word, languori di note bianche e tasti neri, futuri primitivi, suite ipnotiche, spaesamenti, fantasmi americani, elettronica e ombre di jazz, composizione ed improvvisazione, estasi e deriva, questa opera mondo rivela diversi lati di un prisma sonoro amplissimo, luminoso. Folgorato da pre adolescente dai dischi di Harry Partch e Charles Ives datigli da un insegnante di pianoforte, Tiranny ha inventato un universo peculiare dove collidono e si intersecano pianeti e istanze lontanissime e in apparenza inconciliabili: eppur si muove. 

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