VISIONI

Jamie Lee Curtis: «Dedicato alle eroine del mondo che non si arrendono»

L’ATTRICE HA RICEVUTO IL LEONE D’ORO ALLA CARRIERA
SILVIA NUGARAITALIA/VENEZIA

«Non potendo firmare autografi a tutti, non ne farò neanche uno» dichiara equanime Jamie Lee Curtis mentre, in completo bianco e nero con occhiali della collezione Peggy Guggenheim («in omaggio al più bel museo al mondo»), scende dall’auto che l’ha condotta al Lido. L’attrice ha ricevuto ieri sera il Leone d’Oro alla carriera accompagnando alla Mostra l’anteprima mondiale di Halloween Kills (nelle sale il 15 ottobre), nuovo capitolo diretto da David Gordon Green della saga avviata da John Carpenter nel 1978 in cui, appena ventenne, ebbe il suo primo ruolo.
CAPELLI CORTI e sguardo da giustiziera, l’ex screaming girl divenuta baronessa dopo che il marito Christopher Guest ha ereditato il titolo a metà anni Novanta, riceve un premio che rende onore a una carriera cinematografica scritta nel destino. Essere figlia di Janet Leigh e Tony Curtis ed eccellere come interprete di horror e commedie brillanti può sembrare una traiettoria quanto mai lineare. Ma nulla è mai scontato anche se il modo in cui l’attrice ha saputo (re)interpretare per quarant’anni i codici del cinema di genere dimostrano una confidenza fuori dal comune con le forme spettacolari della settima arte. Esordisce con un biennio ad alta tensione tra il ruolo della babysitter studiosa Laurie Strode in Halloween (1978), Prom Night, Terror Train, The Fog (datati 1980), Road Games e Halloween II (del 1981), quest’ultimo uscito in Italia col titolo Il signore della morte. Una catena di titoli fitti di rimandi incrociati, secondo le regole del genere, che si rimetterà in moto alla fine degli anni Novanta quando Halloween H20: 20 Years Later (1998) di Steve Miner (nato – si dice – da una sua idea) riporta sullo schermo il personaggio di Laurie, affiancato dalla madre, la leggendaria musa hitchcockiana di Psycho che secondo l’attrice stessa rappresentò un elemento dirimente quando ricadde su di lei la scelta tra due candidate al primo Halloween.
IL LEONE ALLA CARRIERA sancisce che Halloween è stato qualcosa più di un franchising fortunato e infatti l’attrice si è detta «felice di accettare questo premio da parte di Laurie e di tutte le coraggiose eroine nel mondo che affrontano a testa alta ostacoli insormontabili rifiutando di arrendersi». Non ci sono però solo horror nell’itinerario della star di commedie che hanno fatto epoca come poche altre, quali Una poltrona per due (1983), dov’era l’indimenticabile prostituta Ophelia e che è felice di scoprire passi ancora ogni Natale sulle tv italiane («Sono contenta che i ragazzini vedano una versione molto più giovane di me»), e Un pesce di nome Wanda (1988), che la vedeva protagonista di improbabili duetti sensuali con Kevin Kline.
Questo caratteristico cocktail di ironia e sex appeal le è valso il soprannome «the body» e il suo corpo atletico è stato un asset tale da far assicurare le proprie gambe per due milioni di dollari. Sono gli anni «muscolari» di Blue steel. Bersaglio mobile (1990) di Kathryn Bigelow e True Lies (1994) di James Cameron: nel primo è una recluta della polizia di New York che assume abiti e attitudini maschili per vincere contro il crimine e il sessismo; nel secondo, incastonato nella memoria collettiva per un leggendario spogliarello, tiene testa a Schwarzenegger allora all’apice della carriera dosando sapientemente action e commedia e conquistando un Golden Globe. Un altro se lo aggiudica per la sitcom Anything But Love, esempio della sua attività per il piccolo schermo (e ora per le piattaforme), che si alterna alla carriera di autrice di libri per l’infanzia e alla filantropia.
Halloween Kills è un film di passaggio che riprende alcuni momenti del primo episodio senza chiudere la saga. Curtis appare per lo più sdraiata su una barella o un letto di ospedale in seguito a una strage in cui Michael Myers non è riuscito ad avere la meglio su di lei, la figlia e la nipote. Myers è ancora una volta l’Uomo Nero che non muore perché quintessenza sovrannaturale del male, di un «pure evil» che si manifesta fuori di noi ma che è innanzitutto nel nostro profondo, nei nostri incubi, nella violenza bestiale con cui gli esseri umani rispondono alle minacce esterne come individui e come società: «è il sistema che non va» sintetizza lei. Intanto, è già previsto Halloween Ends che darà più spazio a Jamie Lee Curtis e chiuderà la nuova trilogia… forse.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it