INTERNAZIONALE

Di Maio in Uzbekistan: «Dovere morale assistere i rifugiati dell’Afghanistan»

IL MINISTRO DEGLI ESTERI SARÀ ANCHE IN QATAR E PAKISTAN
FARIAN SABAHIuzbekistan/italia

In viaggio in Uzbekistan, Tagikistan, Qatar e Pakistan, il ministro degli Esteri Di Maio ha dichiarato: «Dobbiamo sostenere i paesi limitrofi che già fronteggiano la pressione migratoria afghana». Si è detto disponibile a dirottare verso questi paesi «le risorse prima dedicate al supporto delle forze di sicurezza afghane». Quanto ai rifugiati, ha ribadito «il dovere morale» di prestare assistenza umanitaria, allargando la riflessione a uno scenario più generale.
«Le risorse che verranno mobilitate per le politiche migratorie in Afghanistan e nei paesi vicini - ha precisato - devono essere inserite nel contesto di un'ampia politica migratoria europea, in grado di andare incontro alle esigenze di tutte le rotte, compresa quella del Mediterraneo centrale». Ma attenzione: l'obiettivo è «aiutare il popolo afghano e i paesi confinanti lì, in loco», evitando «un esodo di massa verso l'Europa».
Nella prima tappa nella capitale uzbeka Tashkent, il capo della Farnesina ha incontrato il suo omologo Abdullaziz Kamilov, dichiarando che le priorità dell'Italia in Afghanistan sono il «sostegno ai paesi della regione» e «l'importanza del coordinamento». Il ministro Di Maio ha colto l'occasione per «esprimere soddisfazione sugli esiti della conferenza di Tashkent», ovvero sul forum tenutosi lo scorso luglio con l'intento di rafforzare la fiducia e il buon vicinato tra l'Asia centrale e meridionale nell'interesse di tutti i popoli e paesi di entrambe le regioni. Oltre alla programmazione di un secondo incontro ministeriale nel formato Italia-Asia centrale, i capi delle diplomazie hanno discusso della sicurezza e delle questioni umanitarie relativamente all’Afghanistan. Il capo della Farnesina ha poi espresso gratitudine alle autorità di Tashkent per la collaborazione nell’evacuare i cittadini europei e di altri paesi.
Tra le questioni discusse da Di Maio e Kamilov vi sono state la collaborazione politico diplomatica, economico commerciale, nell’istruzione e nel turismo. In Asia centrale, l’Uzbekistan rappresenta il paese di maggior interesse per le piccole e medie imprese italiane per l’apertura manifestata dalle autorità di Tashkent in questi ultimi anni. Lunedì tra le 11 e le 13 si terrà per esempio sulla piattaforma Zoom il primo evento sul business tra Europa e Uzbekistan organizzato dalla Europe-Uzbekistan Association for Economic Cooperation (EUROUZ). All’evento parteciperanno Sardor Umurzakov, vice primo ministro per gli Investimenti e il Commercio estero dell’Uzbekistan, altri funzionari di alto livello e gli ambasciatori dei paesi europei, tra cui l’ambasciatore a Roma Otabek Akbarov.
Proprio in questi giorni la repubblica dell’Uzbekistan commemora i 30 anni di indipendenza dall’Unione Sovietica. È indubbiamente un paese diverso da quello del 1991: se allora gli abitanti erano 20 milioni, oggi sono 34 milioni in una regione che ne registra 72 milioni. Rispetto al resto dell’Asia centrale, è collocato esattamente al centro. È un paese multietnico e multireligioso: gli uzbeki sono il 74,3 percento della popolazione, i russi il 14,2, i tagichi il 4,4, i tatari (deportati dalla Crimea da Stalin), e gli ebrei sono considerati più un’etnia che una minoranza religiosa. Senza problemi di fanatismo, l’Uzbekistan teme le infiltrazioni degli integralisti dal vicino Afghanistan e ha infatti chiuso la frontiera a tempo indeterminato.
Gli ultimi 5 anni sono stati significativi per le riforme attuate dal Presidente Shavkat Mirziyoyev: ha reso convertibile la valuta locale (il soum) e per attirare gli investimenti stranieri ha messo in atto una serie di misure, tra cui l’abbattimento dei dazi doganali e la possibilità per le imprese di rimpatriare i profitti. Guardando all’Italia, gli uzbeki sono interessati a collaborazioni in molteplici settori, tra cui l’industria, l’agroalimentare e il lusso. In primo piano anche la collaborazione universitaria e culturale perché, consapevole che l’Uzbekistan è stato culla di civiltà, Mirziyoyev ha dato avvio al Terzo Rinascimento, inteso come continuazione dello splendore dell’epoca di Avicenna tra il IX e il XII secolo e poi tra il XIV e il XV secolo con il sovrano, astronomo e matematico Ulugbek della dinastia timuride.

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