CULTURA

I segreti dolorosi di un passato non più risolvibile

«NESSUNO RESTA SOLO» DI ALESSANDRO DE ROMA, PER EINAUDI
GIACOMO GIOSSIITALIA

C’è chi coltiva la solitudine per tutta la vita, in alcuni casi come forma assoluta di difesa in altri come un tentativo di fuga. Tuttavia nonostante la dedizione che si può prestare all’attività di esclusione sociale, di fuga dagli altri, è inevitabile che prima o poi qualcuno torni a bussare alla porta, non conta se dal passato o dal presente.
AL CENTRO dell’ultimo romanzo di Alessandro De Roma, Nessuno resta solo (Einaudi, pp. 207, euro 17,50) è proprio la solitudine ad avere la parte da protagonista assoluta. Ostinatamente inseguita dai due protagonisti nell’affannosa ricerca di distanziarsi l’uno dall’altro il più possibile, la solitudine prende così la forma di un’ottusa guerra tra padre e figlio che attrae nella battaglia come in un vortice incontrollabile sia il passato che il presente delle loro vite. Guido e Tonio non si vedono più da anni, Tonio - il figlio - vive tra Londra, Parigi e Torino inseguendo con disperazione una felicità che si frantuma proprio quando pareva essere a portata di mano: un lutto tremendo che spezza la vita al suo compagno e a lui ogni residua risorsa di trovare un equilibrio e una stabilità a lungo inseguita.
Guido invece, professore di storia in pensione, sembra quasi liberarsi dalla polvere degli anni alla morte della moglie, ma finisce ben presto per confondere la libertà con la confusione di un’esistenza che si scontra con il passare degli anni e la perdita di una lucidità che diviene solo occasione di gaffes e perdite di coscienza che lo immergono sempre più tra i fantasmi di un passato che fatica giorno dopo giorno a disinnescare.
Nessuno resta solo prende la forma di un doppio romanzo costruito con una doppia narrazione alternata che configura le esistenze di Guido e di Tonio in maniera parallela, senza mai che alcuno incrocio sia possibile. Al funerale della madre Tonio arriva e si ferma appena il tempo necessario, così come della morte del compagno nulla sa il padre. Unico punto di contatto tra i due, i pacchi di medicine che il figlio fa recapitare a Guido: lui, da impenitente ipocondriaco, non vede l’ora di sperimentarle.
E quando tutto sembra destinato a richiudersi a causa del doppio lutto che azzera la vita sociale di Guido e trasforma in un delirio quasi autodistruttivo quella di Tonio tutto invece si riapre capovolgendo l’esistenza dei due uomini.
De Roma costruisce con abilità la struttura del romanzo e lo fa con apparente semplicità. Nessuno resta solo ha anche la fisionomia potenziale di una pièce teatrale perché proprio come su un palco (seppure distante chilometri) i due uomini si affrontano mettendosi in discussione - mai frontalmente - ma conservando l’uno per l’altro i segreti dolorosi di un passato non più risolvibile.
LA QUOTIDIANITÀ di Guido - perdendo così ogni riferimento - esplode in un delirio incontrollabile dentro al quale solo l’ennesima fuga sembra offrirgli una qualche possibilità di salvezza. Spetterà allora al figlio rimettere ordine, cambiando l’aria alle stanze e provando a riprendere passo a passo una storia, la sua e quella di suo padre nonostante tutto inestricabilmente legate.

 

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