INTERNAZIONALE

Prosperità e pianeta, la «visione» del G20 non prevede soluzioni

Tra i Sassi le delegazioni dei paesi più industrializzati discutonodi sviluppo sostenibile. Ma senza dire cosa intendono fare
FRANCESCO DITARANTOITALIA/matera

Multilateralismo e cooperazione internazionale sono gli unici strumenti efficaci per far fronte a sfide globali, come la pandemia e l’insicurezza alimentare. Si possono riassumere così le parole con cui il responsabile della Farnesina, Luigi Di Maio, ha aperto e chiuso il G20 dei ministri degli esteri e dello sviluppo tenutosi ieri a Matera. Erano trentadue, arrivati direttamente da Bari, i ministri e i capi delegazione che hanno partecipato al summit in una città blindata già dai giorni precedenti, al termine del quale lo stesso Di Maio ha annunciato l’adozione della Dichiarazione di Matera sulla sicurezza alimentare. Un documento definito da quest’ultimo come qualcosa di «concreto, quasi un invito all’azione», anche se non ne ha chiarito i termini, limitandosi a sottolineare come il nuovo multilateralismo, lasciato in eredità dalla pandemia, costituisca l’unico mezzo di risoluzione dei problemi internazionali.
PER GARANTIRE la sicurezza dei circa 500 delegati giunti tra i Sassi, non solo membri dei governi dei 20 paesi più industrializzati del pianeta, ma anche rappresentanti delle organizzazioni internazionali, sono stati impiegati mille agenti delle forze dell’ordine. Tre i temi sul tavolo, riassunti dallo slogan dell’appuntamento internazionale: People, Planet, Prosperity.
TRA GLI ASSENTI ECCELLENTI il ministro degli esteri russo, Lavrov, che ha inviato una delegazione, e il ministro cinese, Wang, che si è però collegato in videoconferenza e ha criticato le restrizioni all’esportazione dei vaccini e, di fatto, gli egoismi nazionali emersi durante la crisi del Covid-19. Nella riunione, rigorosamente a porte chiuse e trasmessa in streaming, Di Maio, in rappresentanza della presidenza italiana del G20, ha sottolineato, con i suoi omologhi, la necessità di rilanciare multilateralismo e cooperazione internazionale per vincere la battaglia contro la pandemia (ha ribadito come il governo italiano abbia stanziato 300 milioni di euro per fornire vaccini ai paesi più poveri) e più in generale le sfide dell’obiettivo Zero Fame, che vede nel 2030 la data in cui si dovrebbe dichiarare definitivamente superato il problema della fame nel mondo, e della neutralità climatica nel 2050.
IL MINISTRO PENTASTELLATO, apparso in particolare sintonia con il segretario di Stato statunitense Blinken, ha posto l’accento sulla necessità che «nessuno venga lasciato indietro», attraverso un piano di sviluppo che punti a investimenti «verdi», in una prospettiva che leghi il superamento delle povertà e la lotta al cambiamento climatico in un unico grande slancio globale. Non è un caso, quindi, che, nonostante il drammatico problema del debito degli Stati africani continuasse ad aleggiare nelle stanze di Palazzo Lanfranchi, la seconda sessione di lavori di questo G20, che per la prima volta vedeva insieme ministri degli esteri e dello sviluppo, sia stata centrata sulla situazione del continente africano. Già nel corso della mattinata, Di Maio aveva lasciato intendere come la posizione della presidenza italiana fosse chiaramente orientata alla promozione di uno sviluppo sostenibile che passi attraverso un «commercio libero, equo e inclusivo, basato su regole condivise».
ANCHE IN QUESTO CASO, però, e ancor più nella conferenza stampa conclusiva non è stato chiaro in che termini la Dichiarazione di Matera, secondo il responsabile della Farnesina «una pietra miliare contro l’insicurezza alimentare nel mondo», impegni concretamente i membri del G20 riuniti ieri.
Di Maio, lontani ormai i tempi dei «taxi del mare», ha riconosciuto come conflitti, cambiamenti climatici e insufficienza alimentare costituiscano un unico problema che sta alla base delle migrazioni forzate, ma non ha fornito elementi per capire come i paesi più industrializzati pensino di intervenire, limitandosi ad augurarsi un multilateralismo alternativo ai nazionalismi e dei partenariati paritari con i paesi africani, avendo come faro l’agenda 2030.
Poco, anzi, nessuno spazio, per le contestazioni in questa giornata materana. Le anime critiche della città, riunite in parte nel coordinamento No Profit On People and Planet, avevano diramato un documento per denunciare come il G20 non rappresentasse altro che la plastica rappresentazione di un approccio politico ispirato esclusivamente al profitto, ma avevano annunciato anche che nessuna manifestazione si sarebbe tenuta a Matera.
SAREBBE STATO, va detto, estremamente difficile, anche solo a livello logistico, visto il dispositivo di sicurezza e la chiusura in più parti, in una vera e propria zona rossa, del centro città. In alcuni casi il dissenso si è manifestato attraverso la chiusura di alcuni bar o ristoranti, quasi a voler «lasciare soli» i membri del G20.

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