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Le donne della sinistra spagnola colmano un vuoto di rappresentanza

MASSIMO SERAFINIspagna

Il quarto congresso di Podemos si può riassumere in poche righe: con l’uscita di scena di Pablo Iglesias è stato avviato un profondo ricambio generazionale, dal volto quasi solo femminile.
Più marginali appaiono le decisioni sulla linea politica, che confermano sia la scelta di stare nel governo di coalizione progressista, sia quella di considerare Podemos non autosufficiente, ma parte dello spazio politico di Unidas Podemos, in cui confluiscono Izquierda Unida, i catalani di En Comun Podem, gli ecologisti di Alleanza Verde oltre a numerose espressioni dei movimenti sociali che sui territori hanno dato vita alle Maree.
Sarà Yolanda Diaz, comunista, femminista e attuale ministra del lavoro a guidare questo spazio politico alla sinistra del Psoe. Va detto che femminilizzazione e svecchiamento della sinistra spagnola sono una pratica diffusa. Investe il Psoe che ha affidato a donne i ministeri più importanti, si estende all’intero e composito blocco di forze che sostiene il governo di Pedro Sanchez. A Barcellona e Valencia sono Ada Colau e Monica Oltra le protagoniste di En Comun Podem e Compromis, forze decisive per garantire la maggioranza dell’esecutivo. Infine è una giovane femminista che in Galizia ha rilanciato il Bng, partito progressista e nazionalista. Sottovalutare questo processo è un errore, soprattutto per quanto riguarda Podemos. La sua femminilizzazione è la strada giusta per rilanciarlo.
L’interrogativo è se questo sarà anche sufficiente. La sconfitta alle recenti elezioni nella Comunità di Madrid ha seminato scetticismo sulla possibilità di una sua ripresa e forse potrebbe non bastare farlo guidare da femministe o declamare un ritorno alle origini e al conflitto sociale. Serve qualcosa in più per fermarne un declino che fonda le sue radici in rapporti di forza sociali sfavorevoli, che alimentano le peggiori destre, favorendo la frammentazione dell’area politico sociale dell’intera sinistra.
La pandemia ha accentuato questi processi, ha evidenziato la sproporzione fra la rabbia sociale che non solo in Spagna sta montando e la possibilità del governo progressista di darle, in tempi ragionevoli, risposte efficaci fatte di creazione di nuovo lavoro, redistribuzione della ricchezza, ricostruzione dello stato sociale, innovazione. In poche parole i benefici della transizione ecologica non saranno immediati. Questo è ciò che restringe lo spazio politico, non solo di Unidas Podemos, ma dell’intera sinistra.
Le fasce sociali più svantaggiate, particolarmente colpite dalla pandemia, hanno bisogno di risposte immediate per coinvolgersi nella scelta della transizione ecologica, in caso contrario preferiscono un ritorno alla normalità di prima fatta di precariato e sfruttamento, ma che comunque garantiva loro una sopravvivenza, con il lavoro nero di bar e ristoranti, il turismo usa e getta, la mobilità caotica e inquinante. Questo è il nocciolo duro su cui si infrange la sinistra spagnola e quella europea.
Ciò non vuol dire che non ci siano spazi per il rilancio di Podemos e quindi del governo progressista. Nella società spagnola, nonostante la pandemia e il disagio sociale che ha provocato, è ancora prevalente il bisogno di un diverso modello sociale e di sviluppo. Per coglierli è indispensabile agire in fretta e senza troppi compromessi.
È proprio il movimento femminista a dare impulso alla voglia di cambiamento della Spagna. Le sue lotte aprono varchi al bisogno diffuso di un paese sostenibile e socialmente giusto. Per questo non va sottovalutata la scelta di affidare, non solo a donne, ma a femministe, il rilancio di Podemos.
Se non altro significa che Unidas Podemos ha colto questa novità e tenta di darle rappresentanza. Il processo però è molto più complesso di quello che riuscì nel 2014 fondando Podemos dalle piazze degli Indignati e non basta affidare a donne, per quanto femministe siano, la responsabilità del partito.
Va infine detto che non c’è solo uno spazio sociale per il rilancio di Unidas Podemos, ma ci sono anche varchi politici. Podemos ha legato la sua presenza nel governo non solo alla realizzazione del programma, ma all’idea che l’unica maggioranza possibile fosse quella che aveva votato l’investitura di Sanchez, comprese le forze indipendentiste come i repubblicani di Erc.
La scomparsa di Ciudadanos e l’appiattimento del Pp sulle posizioni dei neofranchisti di Vox rendono irreversibile la maggioranza progressista. La decisione di concedere l’indulto agli indipendentisti in carcere può far decollare quella Spagna plurinazionale, unica risposta credibile all’indipendentismo unilaterale. La situazione non sarà facile con le destre che alzeranno sempre più il livello di scontro, l’importante sarà che Unidas Podemos e l’intera sinistra riescano a vedere quegli spazi sociali e politici e si impegnino per allargarli.

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