INTERNAZIONALE

Tra incognite vere del nucleare e allarmismo da G7

«Incidente» in Cina
GIORGIO FERRARIcina/Taishan

Nella centrale nucleare di Taishan (due reattori EPR da 1660 Mwe) nella provincia di Guangdong, Cina, ci sarebbe una emergenza in corso al reattore 1, ma le notizie sono a dir poco contrastanti. Secondo i media internazionali ci sarebbe una perdita di radioattività in corso conseguente ad accumulo di gas nobili (radioattivi) nel circuito di raffreddamento primario. Questa indicazione piuttosto vaga, è stata lanciata dalla Cnn (e poi ripresa da tantissime testate) la quale afferma che esisterebbe un memo emesso dalla società Framatome (società francese che ha progettato l’impianto e fornito una consistente parte dei componenti) in cui si paventa una «immediata minaccia radioattiva» lasciando capire che l’autorità di sicurezza nucleare cinese avrebbe alzato i limiti di radioattività accettabile, pur di non dover chiudere l’impianto. Questo memo, sempre secondo la CNN, sarebbe stato inviato al DoE (Department of Energy) degli USA per sollecitare un aiuto e/o un loro intervento diretto nella situazione cinese.
In un comunicato ufficiale, però, Framatome non menziona questo memo ed anzi ribadisce che la centrale di Taishan sta funzionando entro i parametri previsti. Cosa pensare? Abbiamo imparato a nostre spese che in caso di incidenti nucleari tutti i responsabili, indistintamente, mentono od omettono di dire la verità: è successo con Three Mile Island, Chernobyl e Fukushima, non ci dovremmo meravigliare se anche a Tiashan i gestori dell’impianto e la stessa autorità di sicurezza cinese si comportassero allo stesso modo. Tuttavia le indicazioni tecniche a disposizione sono troppo vaghe per fare delle supposizioni sia pure parziali e ancor più sconcerta il fatto che Framatome abbia fatto questo memo allarmistico cercando per di più di coinvolgere nella faccenda persino il governo Usa. Tenuto conto che la centrale di Taishan è posseduta per il 30% da EDF che a sua volta possiede il 75% di Framatome la quale è presente in Cina da 35 anni, viene il sospetto che qui si sia alzato un grosso polverone anticinese (del resto l’ultimo G7 si è celebrato all’insegna del contrasto alla Cina) anche se è legittimo mantenere aperto un dubbio sulla sicurezza di questo impianto, proprio perché durante la costruzione, nel 2017, uno scambiatore di calore del gruppo 1 si era rivelato fessurato durante i test a caldo. In fase di gara questa connessa era stata vinta da un consorzio tra la cinese Dongfang Electric e la francese Alstom (poi venduta agli Usa), che però avevano appaltato la fabbricazione alla Harbin Electric (cinese) rivelatasi non all’altezza della situazione per quanto riguarda le saldature di questi componenti.
Anche se la cosa si rivelasse una montatura, è un segnale preoccupante perché significa che su una materia delicata come la sicurezza nucleare si fa strumentalmente allarmismo (come è successo circa un mese fa con la ripresa delle fissioni a Chernobyl) con lo scopo di generare incredulità o scetticismo tra l’opinione pubblica, nel mentre tutte le grandi organizzazioni internazionali (IAEA, IEA e WNA) santificano il ruolo dell’energia nucleare senza la quale non si dà transizione ecologica e si felicitano con la russa Rosatom per l’avvio della costruzione di un reattore veloce di nuova generazione.

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