SOCIETA

Dimissioni respinte per il cardinale Marx, ma la «pedofilia è una catastrofe»

J’ACCUSE DEL PAPA SULLA CRISI DELLA CHIESA TEDESCA E NON SOLO
LUCA KOCCIvaticano/germania

Dimissioni respinte. Ma diagnosi accolta in pieno: la Chiesa cattolica è in mezzo a una «crisi» – che ha un nome: pedofilia del clero –, molti però continuano a negarlo e ad andare avanti come se nulla fosse, trasformando la crisi in «catastrofe».
Papa Francesco non accoglie le dimissioni da arcivescovo di Monaco-Frisinga del cardinal Reinhard Marx, che lo scorso 21 maggio aveva rimesso il proprio incarico nelle mani del pontefice (ma la notizia è stata resa nota solo pochi giorni fa) autoaccusando se stesso e la Chiesa di «corresponsabilità per la catastrofe dell’abuso sessuale», e lo invita a restare al proprio posto. Ma contestualmente gli dà ragione su tutta la linea: la Chiesa, scrive Francesco in una lettera diffusa ieri dalla sala stampa vaticana, non può continuare a nascondere la testa sotto la sabbia («la politica dello struzzo non porta a niente»), deve accettare la «catastrofe» che essa stessa ha contribuito a produrre, rinunciare all’«ipocrisia» che spinge a «dissimulare» e a «seppellire» le proprie colpe, deve «vergognarsi» e cambiare radicalmente strada, con una riforma vera, sia personale che collettiva, e non con qualche ritocco cosmetico, come è stato fatto per troppo tempo.
Che papa Francesco respingesse le dimissioni di Marx era abbastanza scontato. Anche perché l’arcivescovo di Monaco, nonché componente del gruppo ristretto di cardinali che sta lavorando con il papa alla riforma della curia romana, non ha responsabilità personali, né dirette né indirette, anzi è stato uno dei più lucidi accusatori dei silenzi e delle colpe della Chiesa sulla questione pedofilia (la Chiesa ha messo in atto un’azione sistematica di copertura degli abusi sessuali commessi dal clero, proteggendo i preti pedofili e calpestando le vittime, aveva denunciato due anni fa all’incontro mondiale in Vaticano sulla «Protezione dei minori nella Chiesa», (v. il manifesto 24 febbraio 2019). Che però accompagnasse l’invito a restare al suo posto («continua quanto ti proponi, ma come arcivescovo di Monaco») con una lettera dai toni e dai contenuti fortemente autocritici non era previsto.
«Tutta la Chiesa sta in crisi a causa della questione degli abusi», scrive Francesco, «la Chiesa oggi non può compiere un passo avanti senza accettare questa crisi». Prosegue il pontefice: «Sono d’accordo con te nel definire catastrofe la triste storia degli abusi sessuali e il modo di affrontarlo che ha adottato la Chiesa fino a poco tempo fa. Rendersi conto di questa ipocrisia nel modo di vivere la fede è una grazia, è un primo passo che dobbiamo compiere. Dobbiamo farci carico della storia, sia personalmente sia comunitariamente. Non si può rimanere indifferenti dinanzi a questo crimine».
I «mea culpa» non bastano più, si legge ancora nella lettera firmata da papa Francesco. Occorre «una riforma che non consiste in parole, ma in atteggiamenti che abbiano il coraggio di entrare in crisi, di accettare la realtà, qualunque sia la conseguenza», «altrimenti non saremo altro che “ideologi di riforme” che non mettono in gioco la propria carne». L’autocritica è severa: «Seppellire il passato non ci porta a nulla. I silenzi, le omissioni, il dare troppo peso al prestigio delle istituzioni conducono solo al fallimento personale e storico, e ci portano a vivere con il peso di “avere scheletri nell’armadio”». Invece «è urgente» ammettere che «abbiamo sbagliato» e «abbiamo peccato», perché «non ci salverà il prestigio della nostra Chiesa che tende a dissimulare i suoi peccati». Ci salverà la «vergogna guaritrice».

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