VISIONI

James Senese: «Il sistema è il nostro nemico e ci toglie la vita»

NUOVO ALBUM PER L’ARTISTA PARTENOPEO
CECILIA ERMINIITALIA/napoli

James Senese è tornato. Ce lo dice fin dal titolo, James Is Back, del suo ventunesimo album appena pubblicato. Che coincide con i festeggiamenti per i 60 anni di una carriera strepitosa che lo ha visto forgiare, prima insieme agli Showmen insieme a Mario Musella poi con i Napoli centrale, il suo sound particolarissimo. Mescolando, da pioniere, jazz, blues, funky e la tradizione napoletana con il suo sassofono e le sue canzoni. Il disco è composto da nove tracce – suonate, prodotte e composte da James – di urgenza espressiva rara e, come al solito, senza compromessi o ammiccamenti alle mode del momento. Leone mai domo, è ancora il James guerriero di ’Ngazzate nire, come nel brano ’O meglio amico mio dove canta “Rivoluzione, rivoluzione/chesta guerra è un’occasione”. «In quella canzone parlo del Sistema che si approfitta delle nostre debolezze» ci racconta con la sua splendida voce e il suo intercalare squisitamente partenopeo «È lui il nemico che ti dà il dolcetto e poi te lo mette in quel posto, togliendoti una parte della vita. Purtroppo non siamo un popolo guerriero e temo che non ce la faremo mai».
DESTINATI a essere succubi della società e da chi ci domina...: «Sfortunatamente, nella società attuale, è diventato quasi impossibile far prevalere il bene sul male e ancora più complesso è parlare alle persone per cercare di far capire loro quella che per me è l’unica strada giusta ovvero quella dei sentimenti. Ogni persona ha un suo Credo e ognuno costruisce il proprio mondo in modo differente. Ma il problema principale è che vi sono persone che hanno velleità dominanti». Anche nella title track James Is Back si parla di guerra ma sembra più a un atto d’accusa contro il capitalismo, l’omologazione (“Facce nere e facce bianche/So’ tutte americane”) e una certa America consumista «Sì ma quel verso si riferisce anche alla politica dove ormai non si riesce a distinguere più nessuno. Il comune denominatore per tutti è il denaro e, come dicevo prima, ormai è difficile fare una guerra contro questi fetenti che ci dominano».
NELL’ALBUM non può non mancare anche l’autoanalisi del rapporto con l’America (James è nato nel 1945 da madre napoletana e padre americano, ndr), una tensione costante in tutta la sua carriera e anche in tutto James Is Back. Ma se il connubio strettamente musicale fra Napoli e Stati uniti si è sempre alimentato a vicenda in maniera naturale e senza conflitti, più complesso è quello ideologico «È vero. Nella seconda traccia dell’album, L’America, canto “Je sto cercanno ancora l’America” e parlo di questo mio Dna scisso fra i due continenti. Che cerco di unire con la musica e le parole. Questo album è la ricerca continua di un suono per potermi ritrovare e rintracciare la mia completa identità. È un viaggio musicale fatto di sentimento perché tramite i miei dischi ho sempre cercato di far prevalere l’amore. Per realizzare James Is Back ho guardato un po’ dappertutto, per trovare una voce comune che potesse entrare nel cuore della gente. È un disco molto sofferto ma pieno di sentimento. Poi, un po’ di amarezza c’è perché forse avrei potuto avere di più da entrambe le mie nazioni, anzi, credo che se fossi nato e cresciuto negli Stati uniti avrei fatto la rivoluzione proprio come Malcolm X».

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