CULTURA

Mezzo secolo del «Fuori!» tra carte e movimenti

Se ne parla oggi nell’ambito di «Archivissima»
SILVIA NUGARAITALIA/torino

Prende avvio da Torino una serie di iniziative per rendere omaggio al cinquantennale di quella stagione 1971-1972 che vide nascere il Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano (F.U.O.R.I) e con esso svilupparsi una serie di azioni pubbliche di lesbiche, omosessuali e persone trans a favore di una trasformazione sociale che ancora non può dirsi compiuta.
È INFATTI il 15 aprile del 1971 quando sul quotidiano La Stampa appare una recensione al Diario di un omosessuale, edito dallo psicologo Giacomo Dacquino nella collana dei Franchi narratori di Feltrinelli, che scatena l’ira del nucleo costituente del Fuori!. Sia l’articolo firmato dal primario neurologo dell’Ospedale Mauriziano di Torino con il titolo «L’infelice che ama la propria immagine» sia il libro, realizzato manipolando un caso autentico e violando il segreto professionale cui l’autore avrebbe dovuto essere vincolato, raffigurano l’omosessualità in termini patologici («non vi sono omosessuali contenti», scriveva il primario Romero) e come una devianza curabile in sede clinica. Quel giorno, il libraio Angelo Pezzana e un gruppo di giovani torinesi decidono che è ora di reagire, di rovesciare l’immagine del mondo omosessuale puntando piuttosto il dito contro lo stigma sociale che ne determina la marginalità; come sintetizzava Rosa von Praunheim nel titolo di un suo film di quell’anno: Non è l’omosessuale ad essere perverso, ma la situazione in cui vive.
Il gruppo decide di chiamarsi Fuori! prendendo ispirazione dai primi fascicoli di «Come Out!» – nato a New York nel 1969 come «newspaper by and for the gay community» – che Pezzana aveva ordinato e vendeva tramite la sua Hellas, e progetta una rivista il cui numero zero uscirà poi nel mese di dicembre. Il nome era anche un acronimo in cui la R di «rivoluzionario» era più una eco del coevo movimento francese FHAR che un’accurata descrizione del posizionamento politico di quel primo nucleo di ragazzi borghesi e liberali. È invece dell’aprile 1972 la prima, eclatante, azione del Fuori! che porta scompiglio al 1° Congresso internazionale di Sessuologia a Sanremo interrompendolo con un gruppo di militanti (tra cui Mario Mieli, allora rappresentate del Gay Liberation Front inglese, e Françoise d’Eaubonne del francese FHAR) che distribuiscono il secondo numero della rivista e contestano a gran voce quel consesso di psichiatria con le sue teorie sull’omosessualità come deviazione.
DOPO CINQUANT’ANNI, tutti i numeri del Fuori! (che chiuse nel 1982) e gli archivi del gruppo già conservati dalla Fondazione Sandro Penna sono stati digitalizzati e sono infine consultabili nell’hub «9CentRo» (https://archivi.polodel900.it/
), piattaforma che riunisce fonti e documenti sulla storia del Novecento, mentre stasera a partire dalle 18,30 nell’ambito della «Notte degli archivi» organizzata dalla manifestazione Archivissima sarà pubblicato un audioracconto in forma di podcast che invita a scandagliare il deposito archivistico digitale e ricostruisce alcuni degli avvenimenti di allora attraverso testimonianze in parte tratte dal documentario Fuori! Storia del primo movimento omosessuale in Italia (1971-2011) curato dieci anni fa da Angelo Pezzana ed Enzo Cucco.
A una prima mostra sul Fuori!, ospitata il prossimo autunno proprio in uno dei palazzi juvarriani dove ha sede il Polo del ’900 di Torino, ne seguirà un’altra, LGBTQ+ 50 anni in movimento. Visibilità, diritti e libertà in Italia prevista per la primavera 2022.
QUEST’ULTIMO PROGETTO, che ha come capofila l’associazione Maurice di Torino, è frutto della collaborazione tra i maggiori archivi e centri di documentazione di Movimento in Italia: Cassero e Mit di Bologna, Centro Iniziativa Gay di Milano, Circolo Mario Mieli di Roma. Alla mostra del 2022 contribuiranno anche la Fondazione Fuori! e Archivia di Roma. L’idea, spiega Gigi Malaroda del Maurice, «è quella di raccontare una storia di movimento e non "del" movimento prendendo come anno di riferimento il 1972 sia per la contestazione di Sanremo sia perché alla manifestazione dell’8 marzo di quello stesso anno a Roma Maria Silvia Spolato si dichiara pubblicamente lesbica: è la prima donna in Italia a farlo e ne pagherà pesanti conseguenze».

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