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L’Alpe di Mera sorride a Yates, Gianni Rodari sorride ai gregari

Contagiro, tappa 19
TOMMASO NENCIONIITALIA

Da Abbiategrasso all’Alpe di Mera si corre la prima tappa dell’era post-crisi di Bernal. A questo era chiamata la salita conclusiva, a chiarire le condizioni della maglia rosa. E il campione colombiano ha retto; più con la testa, per la verità, e con la squadra, che con le gambe.
Il percorso originario avrebbe previsto il Mottarone. Al suo imbocco invece del chiasso del gruppo si ascolta il minuto di silenzio, e si depone una corona di fiori rosa. Questione, sacrosanta, di rispetto per i morti. Si potrebbe fare la cronaca di un contro-Giro delle scelleratezze del Paese. Qui non si mettono i freni ad una funivia per non rischiare di rimanere chiusi qualche giorno. L’altro giorno a Mantova dove tonnellate di rifiuti tossici sono state sversate nei campi di granturco. Prima ancora s’è attraversato la Toscana dove pare che un bel pezzo di superstrada sia stata costruita col riciclo dei fanghi tossici delle concerie. C’è poco da stare allegri.
Poco allegro è Bernal quando Yates mette i suoi a tirare il gruppo, lanciando così un messaggio di bellicosità. Meno allegri ancora i gregari protagonisti della fuga di giornata: la vittoria sarà affare riservato ai big. Si dovranno accontentare, passando per Omegna, di recitare la filastrocca di Gianni Rodari: “Filastrocca del gregario corridore proletario, che ai campioni di mestiere deve far da cameriere, e sul piatto, senza gloria, serve loro la vittoria. Al traguardo, quando arriva, non ha applausi, non evviva. Col salario che si piglia fa campare la famiglia e da vecchio poi acquista un negozio da ciclista o un baretto, anche più spesso, con la macchina per l’espresso”.
La scalata all’Alpe di Mera inizia con in testa i Quick Step per Almeida, che infatti è il primo ad allungare in gruppo. Segue con la solita andatura ballerina Yates, e l’attacco non è di quelli dimostrativi, ma per provare a ribaltare le gerarchie di corsa. Si formano così due minigruppi, ed è qui che la testa di Bernal para il colpo e lo tiene a galla. Nel primo gruppetto Yates tira Almeida e Caruso, nel secondo gli Ineos non si scompongono e portano su, adagio ma non troppo, il loro capitano. Nel tratto più duro Yates si invola solitario, ma Bernal grazie ai suoi è già salvo dal naufragio e, rinfrancato nel morale, può abbozzare una rincorsa, lo sguardo fisso in avanti come a seguire la corda di un arpione incagliato oltre il traguardo. Presto la distanza tra i pretendenti si cristallizza: è Yates a trionfare finalmente sulla linea d’arrivo, precedendo Almeida; è Bernal a salvare la maglia rosa. Oggi terreno apparecchiato per la sfida definitiva.
--- Tommaso Nencioni

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