VISIONI

Måneskin, se il rock ’n’roll val bene una messa

LA METAMORFOSI DEL QUARTETTO CAPITOLINO
STEFANO CRIPPAITALIA/ROMA

Da buskers a idoli musicali dalle mille influenze. La parabola veloce del quartetto capitolino portata a compimento con la vittoria all’Eurofestival, dà un po’ anche il senso di come l’industria della musica leggera (o leggerissima per dirla alla Colapesce Di Martino...) si sia completamente trasformata. Le tre tappe dei Måneskin sono tutte nel segno televisivo: X Factor- la tribuna dei talent che ha sostituito il vecchio scouting dei discografici, Sanremo - ovvero il tempio del nazional popolare e l’Eurofestival, trionfo del kitsch ma dall’audience planetaria che vale decisamente una messa. Insomma, la strategia che sta dietro la band è strutturata, capillare e anomala. Già perché i Måneskin non giocano sui canoni prestabiliti del pop usa e getta convenzionale basato su algoritmi e streaming, preferiscono misurarsi sulle cadenze di un sound che in molti considerano ormai relegato al pleistocene della musica: il rock. Non inventano nulla, certo: pescano a piene mani dai repertori degli Stones, Zeppelin, occhieggiano i Red Hot Chili Peppers, ma lo fanno con una forte consapevolezza, inedita per un gruppo di ventenni che in pochi anni sono passati dall’esibizione per le strade di Roma alle vetrine internazionali.
IL ROCK È RINATO nel segno di Måneskin? Non ci scommetteremmo, certo abituati a autotune, rime baciate e sound omologato ascoltare una chitarra, un basso, una batteria suonare dal vivo fa una certa impressione. Poi ci stanno le iconografie classiche e i segnali di finta trasgressione: le cavalcate dinoccolate con zatteroni e gli occhi bistrati che ricordano Ziggy/Bowie, il bacio in bocca del front-man Damiano al chitarrista (escamotage già utilizzato da Achille Lauro a Sanremo 2020) che fa tanto gender fluid. Per arrivare alla finta sniffata sul tavolino del Rotterdam Ahoy e le successive polemiche dei francesi secondi classificati, ma che ieri hanno fatto mestamente dietro front : «Qualunque sia il risultato del test - ha detto la numero uno di France Télévisions, Delphine Ernotte - la Francia non ha alcuna intenzione di sporgere un reclamo. Il voto è estremamente chiaro in favore dell'Italia». E infatti in serata è arrivato l’esito - negativo - del test antidroga a cui si è sottoposto Damiano. Ma tutto quanto, si sa, fa spettacolo...
PIUTTOSTO il consiglio è di evitare gli endorsment vacui della politica e di concentrarsi sulla musica. Teatro d’Ira (da ieri disco di platino) il loro album contiene pezzi solidi e un’ispirazione che fanno pensare a una band che ha tutti i numeri per durare nel tempo mentre Damiano, il frontman dal caratteristico graffio vacale, dimostra di possedere una non scontata attitudine interpretativa che potrà mettere a frutto in futuro.

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