VISIONI

Intorno alla tolleranza, storie dalla grande eresia europea dimenticata

«BOGRE» , IL DOCUMENTARIO DI FREDO VALLA ARRIVA NELLE SALE
SILVIA NUGARAITALIA

La parola bogre viene usata in lingua occitana per dire «babbeo», «bugiardo», «poveraccio», un po’ come nel francese moderno bougre. Per comprendere le ragioni di una memoria rimasta impigliata nel linguaggio, il documentario Bogre - La grande eresia europea di Fredo Valla risale la corrente dell’etimologia e ricostruisce come quell’insulto in origine volesse semplicemente dire «bulgaro».
LA CONNOTAZIONE negativa, usata anche dal padre del regista che parlava occitano, nasce nel XII secolo diretta ai Catari d’Occitania e si estende nel tempo a chiunque venga percepito come diverso, inferiore. Valla intraprende quindi un viaggio dalla Bulgaria alla Turchia, dalla Francia all’Italia fino in Bosnia attraverso luoghi e voci che narrano dei rapporti tra i movimenti catari nell’Europa occidentale e il bogomilismo bulgaro. Nell’arco di poco più di tre ore divise in atti, uno per ciascun paese esplorato, Bogre traccia il ritratto di un Medioevo europeo certo violento ma anche fertile di scambi e incontri, in cui le idee circolavano e i popoli si spostavano alla ricerca di verità e salvezza. Narratore e viaggiatore, Valla è affiancato da Giovanni Lindo Ferretti che legge stralci di testi medievali e testimonianze inquisitorie e dall’attore francese Olivier De Robert che evoca le esperienze delle vittime perseguitate e messe al rogo.
OLTRE A LORO, ogni tappa del viaggio è occasione di incontro con figure autorevoli del mondo della spiritualità, della teologia, della storia delle idee e delle arti. Tra queste, per esempio, Jean-Marc Eychenne, vescovo cattolico di Pamiers, che nel 2016 ha chiesto perdono per le persecuzioni e le stragi della Chiesa ai danni degli «eretici» con una cerimonia nel luogo simbolico di Montségur. Strada facendo il film incrocia anche le riflessioni di Simone Weil sulla tolleranza come condizione per lo sviluppo dell’arte, le ricerche storiche di Anna Scattigno sulla Firenze del Duecento e quelle dantesche di Maria Soresina che attraverso l’analisi accurata del testo non solo rintraccia la presenza di personaggi catari nella Divina Commedia (Farinata degli Uberti, Marco Lombardo vescovo di Concorezzo) ma ipotizza che lo stesso Dante fosse cataro.
Il film è dunque un periplo storico, linguistico e culturale che valica le frontiere nazionali e permette di affrontare il problema delle persecuzioni e dei vincoli posti alla libertà in ogni tempo e latitudine. Dagli atti con cui si ordinava la messa al rogo di chi si rifiutava di abiurare alle immagini della biblioteca di Sarajevo in fiamme, il film riannoda dunque i fili di una storia di odio e volontà di cancellare il pluralismo ancora attuale. Dopo l’anteprima al Sofia Film Festival, il film sarà proiettato domani 8 alle 15 al Cinema Massimo di Torino e proseguirà il suo viaggio verso alcuni centri del Piemonte (29 e 30 maggio al Cinema Teatro Magda Olivero di Saluzzo; sabato 12 giugno al Cinema Monviso di Cuneo) per poi giungere a Cagliari, Trieste, Roma e approdare anche in Spagna.

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