SOCIETA

L’amministrazione Biden «favorevole» alla moratoria

La speaker della Camera Nancy Pelosi insiste sulla rinuncia ai diritti intellettuali
MARINA CATUCCIUSA/india/sudafrica

Oggi i membri dell’Organizzazione mondiale del commercio si riuniscono per valutare la proposta avanzata dal Sudafrica e l’India che chiedono alle case farmaceutiche di rinunciare ai diritti di brevetto sui vaccini Covid-19 al fine di aumentare l’offerta per i Paesi in via di sviluppo. Finora 10 incontri in 7 mesi non sono riusciti a produrre una svolta, e gli occhi sono puntati sugli Stati Uniti. Il presidente Joe Biden ha dichiarato durante una conferenza stampa di volere sostenere la deroga per la proprietà intellettuale del vaccino e una posizione favorevole degli Usa potrebbe cambiare la situazione di stallo.
LA PORTAVOCE DELLA CASA BIANCA Jen Psaki, pochi giorni fa, aveva dichiarato che l’amministrazione sta valutando le opzioni per massimizzare la produzione globale e la fornitura di vaccini Covid-19 al minor costo, incluso il sostegno a una proposta di rinuncia ai diritti di proprietà intellettuale, ma che al momento non è stata ancora presa una decisione. Più che favorevole alla proposta di togliere il diritto di proprietà intellettuale sui vaccini anti-Covid sviluppati negli Usa, invece, è la speaker della Camera Nancy Pelosi, che ha scritto al presidente Biden affinché la proprietà intellettuale venga aperta alla comunità internazionale e non rimanga nella disponibilità esclusiva dei Paesi più ricchi.
Di parere completamente opposto a quelli di Pelosi sono i 12 deputati repubblicani che, alla vigilia della riunione del Wto cominciata oggi, hanno esortato Biden a non sostenere la proposta dell’India e del Sud Africa. «Se gli Stati Uniti rinunciassero ai diritti di proprietà intellettuale, danneggerebbero l’innovazione e la produzione e questo si tradurrebbe in un minor numero di vaccinazioni», hanno scritto i 12 membri del Congresso in una lettera indirizzata al rappresentante per il commercio degli Stati Uniti Katherine Tai, che non sembra aver accolto l’appello in quanto, durante un evento online ospitato dal Financial Times, ha affermato che data la pandemia, è necessario affrontare con urgenza la proposta di rinuncia ad alcuni diritti di proprietà intellettuale in base alle regole del commercio globale.
«COME PER OGNI COSA in questa pandemia, il tempo è essenziale», ha detto Tai quando le è stato chiesto di quantificare i tempi per una decisione sulla rinuncia ai brevetti. I repubblicani, guidati dal deputato stella nascente dell’area più destrorsa del partito, Jim Jordan, hanno affermato che la richiesta di liberalizzare i vaccini è straordinariamente impegnativa e non necessaria per raggiungere l’obiettivo di dare al maggior numero possibile di persone l’accesso ai vaccini e alle cure per la Covid-19. Tra gli altri firmatari della lettera ci sono le figure meno democratiche del partito repubblicano, come Steve Chabot e Matt Gaetz, vicini alle posizioni di Donald Trump.
«LA GIUSTIFICAZIONE per la rinuncia si basa sul presupposto errato che i diritti di proprietà intellettuale sono un significativo collo di bottiglia per la diffusa disponibilità di vaccini e trattamenti Covid-19», afferma la lettera senza fornire la base di questa certezza.
I repubblicani hanno proseguito dichiarando che i diritti di proprietà intellettuale sono già stati concessi in licenza proprio per espandere l’accesso alle misure contro la Covid-19 e che sono sufficienti.
OGGI TUTTI GLI OCCHI sono puntati sulle decisioni di Biden, e l’importanza di questa decisione è avvertita anche fuori le stanze del potere. «Oggi il presidente Joe Biden ha sulle spalle non una ma tante prove di straordinaria portata - ha scritto Juan Manuel Santis sul quotidiano statunitense più main stream, US Today - Il mondo non è a corto di leader che sanno sconfiggere la pandemia all’interno dei loro confini. Ma la fine della pandemia non può essere raggiunta in un solo Paese. sconfiggerla dipende inestricabilmente dalla leadership degli Stati Uniti, e per avere più vaccini in tutto il mondo, le aziende statunitensi devono rinunciare ai propri diritti di proprietà intellettuale».

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