VISIONI

Valerie June e la cartina di tornasole

BLACK
GIANLUCA DIANAUSA

Rientro in grande stile per la musicista african american nativa di Jackson e residente a Memphis, Tennessee. A primo impatto quello che emerge è l’allontanamento dai territori blues folk attraverso i quali si è fatta conoscere. Ma con un ascolto più attento ed oculato, perché occorre tempo ed attenzione considerata la quantità di contenuti musicali e testuali presenti, si ravvisa ancora adesione se non alle forme, all’essenza della black music.
I QUATTORDICI BRANI presenti, risentono certo dell’influenza del produttore J. Splash, già con K. Lamar, K. Perry e A. Keys: ne sono l’esempio i suoni digitali e dal sapore hip hop di Smile e Whitin You, ma l’approccio trasognato, quasi etereo da sembrare un astral folk-pop, è una cartina di tornasole, ben curata dal punto di vista comunicativo. Oltre c’è un’autrice che pesca dalle sue radici per creare gioielli soul come African Proverb e Call Me A Fool con la regina Carla Thomas, ariose ballate stile Stax quali Colors e Two Roads. E se la June ha sposato una visione olistica della vita, come confermano l’impegno nella meditazione ed il suo primo libro di poesie e illustrazioni autografe, Home Inside e Stardust Scattering ne sono esito meraviglioso.

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