VISIONI

Roberto Angelini: quando l’autoritratto di artista è un puzzle

DUE NUOVI SINGOLI PER L’AUTORE, INTERPRETE E PRODUTTORE ROMANO
FRANCESCO BRUSCOITALIA/ROMA

Musica a rilascio graduale. Un sorso alla volta, un pezzo alla volta, come in un puzzle. A vent’anni dall’esordio premiato dalla critica sanremese, e a nove dall’ultimo album Phineas Gage, Roberto Angelini dà alle stampe due inediti — Incognita e Condor — per la sua etichetta FioriRari. Fiori coltivati lungo un decennio che lo ha visto autore, interprete, personaggio televisivo (con Zoro a Propaganda live), produttore. E chitarrista: sue le corde che colorano il paesaggio sonoro romano di Silvestri, Gazzè e Fabi. È tempo di rimettere in gioco se stessi e le proprie contraddizioni, metaforeggiate nell’ultimo singolo: «Il condor è questo animale all’apparenza imponente, che poi in realtà si nutre degli scarti altrui. Allo stesso modo io inseguo i buoni propositi ma poi nei momenti bui mi trasformo in condor, accontentandomi delle scelte altrui». Musicalmente, per Angelini è l’approdo ad una sintesi formale e soprattutto armonica: «In passato scrivevo pezzi pieni di accordi, poi ho iniziato a condensare, a togliere, lo trovo un segno di maturità».
DALL’IDEA DI LOOP deriva la cellula armonica di Condor: «È un giro che ho suonato per anni… le classiche cose da jam. Finché un giorno, nel camerino di un Palasport durante un tour con Emma, è venuto giù tutto il testo». Serendipity fatta di attese e coincidenze, e una forma mentis di quelle che te le ritrovi nel dna: «Nel testo cito anche mio nonno Alberto, pranoterapeuta… ricordi d’infanzia da cui ho preso l’abitudine di vedere molte coincidenze come segni… e mi ha detto sempre bene, se alla fine sono arrivato a 45 anni a vivere il sogno di una vita intera».
E dire che si tratta di testi inizialmente concepiti per altri interpreti, «poi col tempo, avendo appuntato la parte vocale, i miei amici Planet Funk — che mi hanno assistito nella produzione — hanno iniziato a insistere perché li cantassi io… ho aspettato il momento giusto, con la pandemia!».
SINTETICA ANCHE la sua linea editoriale: «Pubblicare un album adesso sarebbe da pazzi». Vabbè, e allora Springsteen e McCartney? Ride. «Ti ringrazio di accostarmi a loro! Ma io voglio proporre il disco dal vivo e quando succederà, magari a ottobre se tutto va bene, non voglio che risulti già vecchio… preferisco centellinare i brani, attendere, per poi stamparmi il mio bel vinile e promuoverlo in concerto».
A dargli man forte in studio, oltre a Gigi Canu (chitarrista e coautore), i fidi compari della Propaganda Orchestra, esempio più unico che raro di band televisiva. «Ci conosciamo da quando eravamo ragazzini, con Gabriele, Daniele e Fabio. Siamo un gruppo variegato, possiamo spaziare dal jazz alla classica, al funk. Proprio dal funk, tra l’altro, abbiamo preso questo modo di accompagnare in diretta, con monocordi che danno una base senza imporre un colore, lasciandolo stabilire a chi interviene».
IL PARZIALE BLOCCO degli ospiti gli ha imposto un passo in avanti come cantante, e lui quasi si schernisce: «Non era mia intenzione, ma sono felice di poter contribuire mostrando il mio lato ironico, anche con cazzate come Shock Because», diventata virale suo malgrado. «A saperlo non avrei fatto uscire i miei singoli subito dopo... Sembra fatto apposta per pubblicità... Però l’ho messo in chiaro: non faccio né tazze né magliette!» (ride, ndr).

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