VISIONI

Le dimissioni di Prandelli e l’etica sportiva

CALCIO
NICOLA SELLITTIITALIA

Il calcio italiano si interroga sulle dimissioni di Cesare Prandelli alla Fiorentina, ma non è la prima volta che il tecnico bresciano rimette il mandato. Anzi, è la quinta volta, in meno di dieci anni. Ora alla squadra viola, che ha diretto con alterne fortune per poco più di un girone, prima ancora da commissario tecnico della nazionale italiana dopo i Mondiali brasiliani del 2014, poi al Valencia, al Lecce, al Verona. Insomma, Prandelli è uno di quelli che va via, che non lancia proclami e poi resta incollato alla panca. Che resta coerente con se stesso. La sua lettera, inviata alla società toscana e idealmente ai tifosi della Viola (ma non ai calciatori...) è il manifesto morale di un tecnico, un uomo di campo, che non si riconosce più nel pallone degli ultimi anni. Nel pallone dei selfie, dei calciatori estremamente individualisti, egoisti, delle società che ingoiano e sputano allenatori.
JOSÈ MOURINHO, che non vive il momento più lucente della sua carriera al Tottenham, qualche giorno fa lo aveva denunciato pubblicamente, atleti sempre più orientati a tutelare se stessi. Ma se il portoghese accusa, Prandelli si analizza, si ferma. Una confessione: non si ritiene in grado di reggere il passo di questo calcio, che tutto consuma in pochi attimi. Non regge lo stress, quell’ombra dentro che è un attimo dalla depressione. Lo stress tanti anni fa fermò anche la corsa in panchina di Arrigo Sacchi, che lasciò il Parma e poi anche un ruolo da dirigente al Real Madrid. E anche Pep Guardiola, dopo i successi in fila al Barcellona, confessò la sua stanchezza mentale, con un anno sabbatico, tra Stati uniti e Spagna, prima di finire al Bayern Monaco. Ed è accaduto qualche anno addietro anche a Luis Enrique, a Guidolin. Ma nel frattempo, con le partite che si moltiplicano, gli spogliatoi che si ingrossano e i social che fanno da detonatore, è decisamente peggiorato. Lo sguardo di Prandelli era diverso da molte settimane e non solo per i risultati spesso negativi della Fiorentina. Anche dopo il successo di Benevento, due settimane fa, si era detto stanco, come se non fosse subentrato sulla panchina della Fiorentina da qualche mese. Ha detto che forse è finita con il calcio. Forse non è più all’altezza. Forse, si è fermato in tempo.

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