VISIONI

Flussi ed enigmi tra sonorità distopiche

POST PUNK
LUCA PAKAROVITALIA

Un disco da ascoltare al buio dopo uno di quei giorni frenetici e senza senso, per essere consapevolmente sferzati dai suoni sintetici, disturbanti, che fanno da contrappunto alla voce robotica che declama Eraclito e ritrovarsi finalmente in un limbo dove sentire noi stessi. I nove brani di Perì Physeos del progetto Psycho Kinder saturano l’ambiente di palpiti primordiali, hanno il sapore sperimentale frutto di un’ispirazione alienata, sprofondata nell’imperscrutabilità asfissiante e il disincanto di un flusso darkwave.
GLI PSYCHO KINDER nascono nel 2009 dall’idea di Alessandro Camilletti che negli anni si è avvalso di diverse collaborazioni come Andrea Chimenti o Fabrizio Testa, cambiando pelle costantemente nell’arco di 6 album malgrado il baricentro resti saldo su una poetica post-industriale. Con quest’ultimo Lp – coadiuvato dalle musiche di Maurizio Bianchi – troviamo forse il passaggio più enigmatico e concettuale. Un disco controcorrente innanzitutto perché richiede impegno, attenzione e capacità di trascendere. Ciò che in altre parole un’etichetta sconsiglierebbe a qualsiasi artista.

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