VISIONI

Un lungo sogno progressive a fumetti

Sergio Algozzino racconta il suo nuovo romanzo grafico «La fabbrica onirica del suono»
ANDREA VOGLINOITALIA

Hai voglia a dichiararlo morto, il prog rock: più insisti, più quello continua a tornare. Pubblico di nicchia, sì: ma intanto, la raccolta di vinili con il meglio del progressive italiano vende, il mensile «ProgItalia» regge e ora la «musica difficile» debutta anche in un romanzo grafico. Come da tradizione del genere, La fabbrica onirica del suono, firmato da Sergio Algozzino per Feltrinelli comics, è un colpo di teatro, la biografia a fumetti di una band inventata. «Volevo evitare un libro che sembrasse rivolto solo agli appassionati, un rischio con qualunque gruppo reale», spiega il quarantaduenne autore palermitano.
«A ME INTERESSAVA raccontare quel meraviglioso momento anche per il contesto storico e sociale, senza far sentire al lettore il peso di essere un esperto ascoltatore. Un po’ come è successo con The Blues Brothers o The Commitments». Spazio quindi alla magia dei comics, dove l’avventura prende le mosse dal beat e dal gruppetto dei Jokers per proiettare sulla scena le suites e i costumi teatrali de La Fabbrica. Un lavoro meticoloso arrivato fino all’inserimento in sceneggiatura di brani composti per «entrare nel mood». «La canzone principale, Un mondo nuovo, mi sono divertito a realizzarla e postarla su YouTube. Una scommessa complicata anche per l’inevitabile confronto con le reali “perle” di quegli anni». Massima cura dei dettagli anche nei colori psichedelici, per cui Algozzino ha accantonato i preziosi inchiostri ecoline degli esordi in favore del digitale. «La scelta è dettata da una ricerca estetica precisa e soprattutto da un controllo del disegno che trovo più congeniale ai miei mezzi attuali. Il digitale per me è una tecnica come un’altra, e grazie anche al mio lavoro come colorista ho trovato una strada che sento migliore rispetto ai lavori precedenti… spero, fra un anno, di poter dire lo stesso nei confronti di queste pagine».
NON COSÌ PER LA TRAMA del libro, che grazie al grimaldello della musica riavvolge il nastro agli Anni ’70, seguendo il filo di altri recenti romanzi grafici Feltrinelli da L’ora X - Una storia di Lotta Continua di Erri De Luca, Cosimo Damiano Damato e Paolo Castaldi o La prima Bomba di Marco Rizzo e La Tram. «Sì, sapevo di La prima bomba, ma con il mio editor ne avevamo parlato soltanto di sfuggita», sottolinea l’autore. «Il parallelismo musicale-politico in realtà non era neanche previsto, ma mi è venuto naturale perché, da cultore, ho sempre notato certi passaggi comuni fra quello che accadeva sopra e sotto al palco, passando dal ’68 fino ad arrivare alle Brigate Rosse». Da qui, la scelta di collocare l’azione nella Milano della Contestazione. «Siamo a Milano perché per quello che volevo raccontare era necessario essere lì, soprattutto per gli scioperi nelle fabbriche. Musicalmente, avrei potuto scegliere anche Roma , ma il lato sociale, anche legato a certi Festival Pop come quello di “Re Nudo” al Parco Lambro, mi ha portato inevitabilmente più a Nord».
MUSICA E POLITICA, un connubio apparentemente inconsueto per un genere che più di altri ha esplorato narrazioni fiabesche di visitatori alieni, «trip» psichedelici, fate e folletti, ma non nel caso del prog italiano. «Gruppi come gli Area, gli Stormy Six o Claudio Rocchi avevano inclinazioni e messaggi palesi, altri facevano comunque parte di quel contesto e si confrontavano con lo stesso pubblico, quello che in quegli anni faceva un gran rumore sui costi dei biglietti dei concerti rendendo l’Italia un “palco proibito” per molti gruppi stranieri. Tutto questo lo lascio ai membri del mio “finto” gruppo». Come nella vita, i semi del lieto fine stanno in una “reunion” del gruppo fittizio, ma anche nei complimenti ricevuti da Algozzino da Franz Di Cioccio, Vince Tempera e Vittorio Nocenzi: «Durante la lavorazione, ho avvicinato diversi musicisti, non solo per documentarmi ma per passione. Questa storia è anche un gesto d’amore per loro».

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