VISIONI

Colapesce e Dimartino: «la nostra terza voce»

SANREMO 71
CECILIA ERMINIitalia/sanremo

In gara a Sanremo 2021 con la trascinante Musica leggerissima, il duo siciliano Colapesce e Dimartino corona un’annata che li ha visti sfornare, lo scorso anno, uno dei dischi più suggestivi degli ultimi tempi: I mortali. «L’idea iniziale era quella di far nascere una terza voce. Come se le nostre unite creassero un altro “personaggio”» raccontano i due, oramai stelle di un cantautorato moderno, dopo diversi anni di esperienza come solisti. E come autori, ricercatissimi, di brani per altri «Abbiamo composto per altri cantanti e, nel tempo, abbiamo trovato il nostro modus operandi per scrivere insieme. Credo che la costanza abbia cementato il tutto. Spesso si pensa alla canzone come a un atto creativo fulminante ma noi la pensiamo come Nick Cave. Che la mattina si alza, va in ufficio e compone tutti i giorni. La costanza paga e ci ha regalato anche a un metodo. Tutte le nostre canzoni sono pensate e co-prodotte da noi e per noi questa indipendenza è un atto politico. Non parliamo di indipendenza economica ma di quella delle idee».
«MUSICA LEGGERISSIMA» è arrivata quest’estate, dopo l’uscita del disco «Ci abbiamo lavorato moltissimo. Esistono diverse versioni del brano, è una canzone “inseguita” in qualche modo e ci abbiamo messo del tempo per equilibrare la parte musicale e quella testuale. E’ stato un lavoro da ebanisti. Anche perché Musica leggerissima ha molti elementi semiotici e di meta-canzone». Il brano infatti è sospeso fra un groove fine 70, alla Alan Sorrenti, e un testo carico di significanti ed elementi di contrasto «Siamo fan di chi “disturba” e infatti uno dei nostri eroi è Piero Ciampi, forse il più grande disturbatore di canzoni». Dopo l’ubriacatura sanremese, il 19 marzo uscirà la riedizione di I mortali, che contiene un secondo album che include un paio di pezzi inediti, cover di rispettivi successi di quando erano solisti e un adattamento di un brano recente di Marianne Faithfull «È stato difficile scegliere quali pezzi rifare» spiegano i siciliani «Abbiamo entrambi un repertorio ormai decennale e la scelta è stata fatta di pancia. Diciamo che abbiamo privilegiato i brani che si prestavano a un ri-arrangiamento in acustico. Sono piano, voce, organo e poco altro».
Nel disco c’è anche un’inedito e la cover di Born to Live di Marianne Faithfull: «Più che una cover è un adattamento, come si faceva negli anni ’60 per le canzoni straniere incise in italiano. La canzone parla dell’amicizia fra lei e Anita Pallenberg. E il fatto che la Faithfull, nel 2018, abbia voluto dedicare un brano sulla sua adolescenza a un’altra donna lo troviamo un atto bellissimo. La Pallenberg era appena scomparsa tra l’altro e pensiamo che questa canzone riassuma un po’ tutto il concept del disco. Si muore ma si può anche rivivere. Nelle canzoni». Sempre a proposito di rifacimenti, i due hanno presentato nella serata delle cover Povera patria del conterraneo Franco Battiato «È un brano atemporale, come tutti i classici. Il testo sembra scritto ieri e non è affatto scontato. Non è un brano giudicante soprattutto, c’è un’ etica molto forte, quasi da preghiera laica. Battiato aveva detto le stesse cose in Il re del mondo ma con ironia e giocando con le metafore. Povera patria invece non lascia spazio a interpretazioni e cantarla in prima serata su Rai 1 è un atto importante, quasi politico».

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