COMMENTO

Un’altra musica la «canzone» sociale di Guthrie e Sanders

La nuova Casa bianca
ALESSANDRO PORTELLI usa/washington

Nel 2008, quando Barack Obama salì alla Casa bianca, Bruce Springsteen e Pete Seeger furono chiamati a cantare “This Land Is Your Land” di Woody Guthrie: questa terra è la tua terra, questa terra è la mia terra, dall’isola di New York alla California, questa terra è fatta per te e per me. Al tempo in cui fu scritta, sia Woody Guthrie sia Pete Seeger erano iscritti o simpatizzanti del partito comunista; adesso la cantano negli asili d’infanzia e la usano pure per la pubblicità. Era una canzone «arrabbiata», diceva Bruce Springsteen.
Prima di cantarla nei suoi concerti; e ne hanno fatto, come dice un personaggio di Toni Morrison, «una sciocca canzoncina hippy». Come «Bella ciao» nella pubblicità messicana della Coca Cola. Così, Pete Seeger quel giorno disse a Bruce Springsteen: se la cantiamo, la dobbiamo cantare tutta. E la cantarono tutta, comprese le strofe di solito censurate o dimenticate: «C’era un muro che cercava di fermarmi, e su quel muro c’era scritto: proprietà privata… vidi la mia gente che aveva fame, e mi domandai se davvero questa terra appartiene a te e a me…”.
Anche all’inaugurazione di Joe Biden è stata cantata “This Land Is Your Land”, ma quei versi sono stati di nuovo cancellati. È un errore: se Joe Biden non mette mano al messaggio intero della canzone - alla povertà, alla disuguaglianza, alla disoccupazione, alla proprietà privata - è inutile che parli di riconciliazione.
E tanti americani continueranno a domandarsi se davvero quella terra è stata fatta anche per loro.
Lo ha scritto con la consueta chiarezza Bernie Sanders in una lettera-manifesto pubblicata ieri dal Guardian: nella crisi economica e nel tempo della pandemia, «dobbiamo assicurare a tutti gli americani i mezzi necessari per vivere dignitosamente, portare il salario minimo a 15 dollari, espandere il sostegno ai disoccupati, prevenire gli sfratti, la perdita della casa, la fame … dobbiamo garantire le cure sanitarie per tutti... dobbiamo fare in modo che asili e scuole materne siano accessibili per tutte le famiglie… E dobbiamo mettere fine alla vergogna nazionale per cui gli Stati Uniti sono l’unico paese importante sulla Terra che non concede ai lavoratori permessi pagati per motivi di salute o di famiglia».
Bernie Sanders sarà presidente della commissione bilancio del Senato, e si prepara a proporre un decreto fiscale d’urgenza su questi temi. Ma aggiunge: «Tutto questo non basta. Ci vuole un altro provvedimento d’urgenza che affronti il livello grottesco di disuguaglianza di ricchezza e di reddito e crei un paese che serve a tutti e non solo a pochi. Non dobbiamo più negare agli americani i diritti economici di base che sono riconosciuti in quasi ogni altro paese importante…». Posseggo un antico Cd in cui Bernie Sanders canta (per così dire) “This Land Is Your Land”. Woody Guthrie la scrisse mentre lavorava a un progetto di lavori pubblici nell’ambito del New Deal di Roosevelt, e Bernie Sanders sembra avere in mente qualcosa del genere: un provvedimento simile. Scrive infatti: «Significa creare milioni di lavori ben pagati per ricostruire le nostre infrastrutture deteriorate e costruire abitazioni a costi accessibili, modernizzare le scuole, combattere il cambiamento climatico e investire in energia efficiente e rinnovabile. Significa rendere gratuite le scuole pubbliche - i college, le università, le scuole professionali, le università storicamente afroamericane - e affrontare decisamente la vergognosa questione del debito studentesco per le famiglie dei lavoratori. E significa che gli americani più ricchi e le aziende più redditizie dovranno pagare la loro giusta quota di tasse».
I primi provvedimenti annunciati da Biden - ambiente, immigrazione, obbligo della mascherina - sono buoni, giusti e necessari. Il blocco dell’oleodotto Keystone è un trionfo dei movimenti ambientalisti e dei nativi americani. Ma hanno anche un sapore di rivincita liberal che non aiuta. Se il nuovo governo non si affretta a mettere le mani anche alle questioni denunciate da Bernie Sanders e da Woody Guthrie, queste buone iniziative rischiano di dividere ancora di più l’America liberal da chi non se ne fida più.
Woody Guthrie scrisse “This Land Is Your Land” espressamente per contrapporsi al bolso patriottismo nazionalista di canzoni come “God Bless America” e “America the Beautiful”. Jenny Lopez, invece, passa da una all’altra come se fosse la stessa cosa.
Perciò, se vogliamo cantare “This Land Is Your Land”, cantiamola tutta, senza ufficiali in grande uniforme e banda militare, se no le facciamo dire il contrario di quello che voleva quel sovversivo vagabondo che l’ha scritta.
Però nella performance di Jennifer Lopez almeno un altro momento davvero liberatorio c’è stato, e gliene diamo atto seriamente. Uno dei temi cari alla destra nazionalista reazionaria e al suprematismo bianco è la questione della lingua, la campagna per fare dell’inglese la lingua ufficiale unica del paese. «Sei in America, parla inglese!». Gridando «justicia para todos» e recitando in spagnolo le (bolse) parole del giuramento di fedeltà alla bandiera, Jennifer Lopez ha proclamato che sì, questa terra è fatta anche per lei, donna portoricana. E per Kamala Harris.

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