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Una cocciuta comunista di Genova, in piazza dal Luglio ’60 al G8

ADDIO A FRANCA TURRINI, PRIMA SEGRETARIA DONNA DELLA FGCI
LUCIANA CASTELLINA ITALIA/genova

Fra i quadri affissi alla parete della stanza principale di casa mia ce ne è uno particolarissimo: sotto il vetro incorniciato c’è una copia autentica dell’Unità clandestina,«Organo - è scritto in testata - del Partito Comunista italiano» - del 10 marzo 1944. Accanto una frase di Togliatti, ancora firmata Ercoli: «Nessun esercito può resistere alla rivolta di un popolo compatto». Il titolo a tutta pagina: «Il grande sciopero generale è stato una prova della forza del proletariato italiano». Sotto la cronaca dettagliata della straordinaria sollevazione degli operai del Nord che si astennero dal lavoro in piena occupazione nazista. Questa copia preziosa me l’ha regalata anni fa Franca Turrini; e potete capire che la nostra amicizia è stata importante se mi ha dato un suo così prezioso cimelio. Franca è morta sabato notte; me l’ha comunicato suo genero, che è stato anche a lungo corrispondente per il manifesto da Los Angeles, si chiama Andrea Rocco ma il suo nome non potete conoscerlo perché firmava con uno pseudonimo visto che era in America come funzionario di un ente statale, l’Ice.
Con Franca eravamo amiche davvero, e da un tempo infinito. Avevo per lei grande deferenza, perché, alla fine degli anni ’50, è stata la prima donna eletta segretaria provinciale della Fgci, e per di più in una grande e gloriosa città come Genova. È lei che mi ha guidato quando mi introdusse - dovevo fare un reportage per Nuova Generazione - nell’enorme affollatissimo stanzone della “Sala della chiamata” del grande Porto di Genova, quella dove i «padroncini»” venivano a reclutare per gli scarichi della giornata i camalli , come in dialetto si chiamano tutt’ora gli scaricatori. Franca non è solo ricordo del passato, l’ho ritrovata sempre in questi quasi 70 anni, e sempre perché Genova è stata così spesso città di eventi straordinari: Medaglia d’oro della Resistenza, primo luogo dove divennero protagonisti della politica italiana le «magliette a righe» - « le giornate di Genova» del 1960 - quando furono i ragazzi, guardati con diffidenza dagli anziani perché avevano ceduto alla moda americana indossando persino i blue jeens, a occupare la prima fila della protesta, forzando le prudenze del partito adulto. Ma per le strade di Genova Franca è stata anche tanti anni dopo, per il famoso G8, che, anche ai più giovani lettori del manifesto, non ho bisogno di spiegare. Insomma: Franca era una cocciuta comunista, come questo giornale.
A nome del quale - mi arrogo il compito - la salutiamo; e abbracciamo sua figlia Mara, le nipoti, i due nipotini. E anche suo genero Andrea che le voleva molto bene, non sempre capita con le suocere.
Luciana Castellina

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