VISIONI

«La realtà diminuita», inventario fantastico degli oggetti quotidiani

Ballampada, Samurasta, Capitan Maniglia e pugili cammuffati da moka
SILVIA VEROLIITALIA

Roberto Grassilli, fumettista, illustratore e cantante, è stato tra i primi esploratori del web e di media impalpabili (fondò clarence.it negli anni Novanta e si è inventato la striscia net to be, dedicata alla new economy); a fine 2020 ha pubblicato un libro di carta che è una guida a casa di chiunque vista attraverso i suoi occhi, che poi sono quelli di chi sa guardare ed ascoltare le cose di ogni giorno e coglierne i segreti, va per le strade di Ferrara e allo stesso tempo cammina sulla luna; di chi, quando il dito indica quella luna, fissa il dito e ci vede un razzo.
GRASSILLI indaga gli spazi domestici e li trasforma artigianalmente attraverso aggiunte o sovrapposizioni di disegni su carta fissati con pezzi di nastro adesivo dando luogo a scorci di Realtà Diminuita che non è certo impoverita ma depurata dall’ovvio e resa sorprendente. E soprattutto non sta da un’altra parte, ma coesiste con quella trita che tutti sono capaci di esperire nell’immediato. Non c’è bisogno di postproduzione, di infilarsi dentro il muro del binario 9 3/4 o andare di là dall’arcobaleno prendendo il passaggio di un ciclone: quel che serve è mescolato con ciò di cui si potrebbe fare a meno e niente non è; la pratica dell’immaginazione è un esame al luminol sul mondo e le illustrazioni di Grassilli sono cartine tornasole capaci di evidenziare quello che non salta subito all’occhio: ad esempio che i caricabatterie di portatile e smartphone sono due piccoli cosmonauti.
Il punto è spostare lo sguardo dai perimetri rettangolari dei dispositivi ormai appendici umane (quando finiscono le nostre mani di solito non comincia una chitarra ma un telefono) e dare un’occhiata a quel che sta attorno: deviando dal device si trovano incredibili supplementi di significato visivo. Che sembra difficile ma è un gioco da ragazzi replicabile che fa del libro - La realtà diminuita, edito da Sabir - un prezioso manuale di pronta utilità in stagione festiva casalinga e (post?)pandemica, passatempo perfetto per intrattenere eventuale prole ma comunque grande esercizio di esplorazione ai confini della dimensione che ci è data.
AVETE mai guardato la falce di luna in cielo pensando che si trattasse in effetti del sorriso dello Stregatto di Alice rimasto a fluttuare in aria? No? Allora vi serve queste libro per correre ai ripari e studiare la Realtà Diminuita, indagando quel che vi circonda con la coda dell’occhio; è li infatti che si annidano pugili camuffati da moka, rocker in forma di scopettoni, profili di Marlowe nell’ombra della tesa nella chiusura di una porta scorrevole. L’autore aggiusta il tiro del reale e lo racconta con brevi testi di accompagno e notevoli nomeclature: Capitan Maniglia diventa subito uno di casa nostra, la spazzola che per innesto diventa Porcuspazzola ce l’abbiamo avuta tutti, come la libreria Billy dell’Ikea e la mononuclueosi alle superiori.
«Il gioco della Realtà diminuita mi é venuto prima con le parole. Gli anni da vignettista satirico (su Cuore ad esempio ndr) mi spingono istintivamente a verificare se il senso condiviso di una idea può essere disturbato da una piccola sovversione, o almeno un ribaltamento, una ’sorpresa’. Così ho pensato che la ’realtà aumentata’, modalità affascinante messa a disposizione dall’universo digitale tramite app e games, potesse avere una sorella… povera, si, ma capace di sovrapporsi al ’visibile’ con poche semplici mosse e strumenti minimali, come un foglio di carta e dei pennarelli», spiega lui.
ECCO SE BISOGNA trascorrere le feste a casa non si potrà programmare il veglione ma la Ranatrice, metà zoppas metà kermit, sì e fare quattro salti con la Ballampada (abat jour, ballerina e disegnatrice di ombre sul muro) o due chiacchiere col Samurasta (lo scolapasta Samurai): non è detto che siano peggio dei nostri cognati. Nel libro di foto e disegni non ci sono istruzioni ma modelli esemplari che invitano all’escursione da una stanza all’altra e al gioco; siamo dalle parti delle Macchine di Munari, quelle per prevedere l’aurora, addomesticare le sveglie o annusare i fiori finti, immersi nella stessa poetica domestica che fa sperare a Grassilli di riuscire un giorno a disegnare l’odore del pop corn o quello acidulo delle scintille elettriche prodotto dai meccanismi delle giostre.
E l’inventario del possibile compiuto in stanze al di qua dello specchio consente un cambio di rotta, di forma e di senso degli oggetti che ci assediano, contemplati con ironia e una certa tenerezza, e può fare passare non solo il tempo ma anche qualche paturnia.

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